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Con oltre 770 milioni di casi confermati nel mondo dall'inizio della pandemia (sottostimati del 30-40% almeno), quasi 7 milioni di decessi (più dell'olocausto) e circa 13 miliardi di dosi di vaccino somministrate la pandemia da Covid-19 è stata nei mesi scorsi declassata, dall'Oms, da pandemia a infezione endemica. In sintesi dovremo conviverci per molti anni, come già avviene per l'influenza stagionale.
Il ministero della Salute, sin dallo scorso 8 agosto con una circolare ad hoc inviata alle Regioni, in vista della campagna antinfluenzale raccomanda di vaccinare la popolazione più fragile anche contro Covid-19 utilizzando la nuova formulazione di vaccini a mRna e proteici (aggiornati e monovalenti) sviluppati contro il ceppo Kraken. Il via libera delle agenzie regolatorie europea e italiana (Ema e Aifa) è atteso per inizio autunno e si prevede la disponibilità di dosi da ottobre. La differenza tra influenza e Covid-19 è che Sars-Cov-2 è un po' più pericoloso dell'altro virus e per entrambi i pazienti fragili e anziani sono candidati ogni anno ai richiami vaccinali - è stato sottolineato proprio ieri a Napoli in un forum nazionale sull'uso dei big data per la prevenzione e la pianificazione sanitaria in epoca post Covid promosso dalla Scuola di medicina della Federico II presieduta da Maria Triassi. «L'obiettivo della campagna vaccinale - spiega Ivan Gentile, ordinario di Malattie infettive alla Federico II - è prevenire la mortalità, le ospedalizzazioni e le forme gravi di Covid-19 negli anziani e nei pazienti di elevata fragilità. La vaccinazione è consigliata anche ai loro conviventi e agli operatori sanitari».
Il richiamo col nuovo vaccino vale 12 mesi ed è previsto almeno tre mesi dopo l'ultima dose o infezione (a prescindere dal numero di richiami già effettuati).
In Campania la prima a scaldare i motori della macchina vaccinale è la Asl Napoli 1 che ha convocato per domani tutti i direttori dei distretti. Medici di medicina generale, farmacie e ambulatori dei distretti sono chiamati a garantire un'offerta attiva dei vaccini (raccomandati ma non obbligatori). Nelle Rsa e per i fragili si provvederà direttamente nelle strutture di cura. «I dati disponibili - aggiunge Gentile - indicano una buona risposta ai vaccini aggiornati anche nei confronti delle varianti prevalenti come Eris. La malattia di oggi è profondamente diversa, la letalità è notevolmente inferiore ai primi 2 anni di pandemia ed è diventata simile all'influenza. Tuttavia dati recenti indicano come nella popolazione degli over 65 o nelle persone con malattie croniche la mortalità sia doppia rispetto a quella dell'influenza. Non è più il tempo di contare le dosi». «È evidente - aggiunge Alessandro Perrella, infettivologo del Cardarelli - che tutte le categorie si vaccinano contro l'influenza dovrebbero vaccinarsi a maggior ragione contro Covid-19 come gli ultra 65enni, cronici, malati di cancro, obesi e donne in gravidanza». La vaccinazione va insomma intesa come un atto di difesa della nostra salute e di quella dei familiari più vulnerabili, un atto da ripetere almeno una volta l'anno insieme all'antinfluenzale. «Nessuno conta le volte in cui si è vaccinato per l'influenza e non ha più senso contare le dosi di vaccino anti-Sars-CoV-2 - sottolinea Gentile - la vaccinazione protegge in maniera significativa da malattia grave, un mezzo eccellente ed economico per evitare ospedalizzazioni e complicazioni nei pazienti fragili».
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