Da Napoli speranze per il tumore al polmone: «Ora il farmaco»

NAPOLI - Produce la morte di cellule tumorali maligne. E' una molecola prodotta da un batterio marino antartico ed è stata individuata nell'ambito di una...

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NAPOLI - Produce la morte di cellule tumorali maligne. E' una molecola prodotta da un batterio marino antartico ed è stata individuata nell'ambito di una ricerca condotta università Federico II di Napoli dipartimento di scienze chimiche, stazione zoologica Anton Dohrn, Dtu-Technical University of Denmark, Istituto di biochimica delle proteine del Cnr, dipartimento di biologia dell’università di Firenze. 

 
«Siamo arrivati a un importante risultato dopo anni di studio, ci auguriamo che i dati raccolti possano essere utilizzati per studi clinici successivi al fine dell'individuazione di un nuovo farmaco per la cura del tumore al polmone». Lo afferma Giovanna Romano, tra le ricercatrici che hanno condotto lo studio. «ll passaggio dalla biologia alla medicina è adesso indispensabile per giungere a risultati concreti» aggiunge. 

La molecola prodotta dal batterio marino antartico si chiama «Pseudoalteromonas haloplanktis TAC125» ed è in grado di sopprimere selettivamente cellule tumorali A549, modello della forma molto aggressiva di tumore del polmone detta «non a piccole cellule», senza interferire con la sopravvivenza delle altre cellule. «Non ha effetti negativi sulla proliferazione di cellule sane» sottolinea Giovanna Romano.

Il gruppo di lavoro ha dimostrato che questa capacità è legata all'attivazione, solo nelle cellule tumorali, di uno specifico percorso di morte detto «piroptosi». La scoperta di questa molecola, l'acido 4-idrossibenzoico, già impiegato nell'alimentazione umana, apre nuovi scenari allo sviluppo di terapie innovative, più efficaci e minimamente tossiche per il paziente, per poter debellare anche altre tipologie di cancro. «Abbiamo studiato l'effetto su cellule tumorali che derivano da un calcinoma polmonare, tumore molto aggressivo per combattere il quale al momento ci sono pochissimi strumenti» conclude. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino