Non ci fu danno erariale dell'amministrazione comunale di Ercolano guidata dal sindaco Nino Daniele in merito all'ampliamento del contratto con la società Beghelli,...
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LA VICENDA
La Corte dei Conti, come ricorda lo stesso viceprocuratore nella comunicazione di archiviazione giunta all'avvocato Antonietta Garzia, ex assessore della giunta Daniele e attuale consigliere comunale, ha evidenziato come «vi era stato un atto di indirizzo per l'applicazione del sistema in via sperimentale solo in una ristretta parte dell'amministrazione, vico Posta» e come la «successiva estensione a tutto il territorio comunale è stata una iniziativa del convenuto Antonio Sada (sottoscrittore del contratto e anche lui chiamato, come il segretario generale dell'epoca Franca Florenzano, a rispondere alla Corte dei Conti), che contravvenendo all'indirizzo della giunta ha esteso a tutto il territorio il contratto con la Beghelli».
I riflettori della Corte dei Conti si erano accesi sui sei componenti della giunta Daniele dopo la segnalazione di un presunto danno erariale per una transazione con la società Beghelli Servizi, con cui il Comune aveva stipulato nel 2009 un contratto per il servizio integrato di illuminazione a risparmio energetico. La durata del contratto era stata inizialmente fissata in 11 anni, poi diventati 13 attraverso l'inserimento di altri luoghi della città. Qui erano nati i problemi, in quanto l'ufficio tecnico del Comune non aveva pagato le fatture emesse «nella convinzione che nulla fosse dovuto dall'ente ricordava il viceprocuratore Catalano stante la natura di contratto a costo zero».
LA TRANSAZIONE
Una convinzione risultata errata, tanto che Beghelli nel settembre 2013 aveva ottenuto dal tribunale di Bologna un decreto ingiuntivo per farsi pagare dal Comune 1,2 milioni di euro. Un provvedimento impugnato dall'ente ma bocciato dai giudici. Nel novembre del 2013 il sindaco Vincenzo Strazzullo annullò in autotutela la delibera alla base del contratto con la Beghelli, proponendo una transazione da 500mila euro da pagare in tre rate annuali. Rate poi effettivamente versate. Di qui la convinzione della Corte dei Conti che 250mila euro sarebbero stati sottratti alle casse dell'ente dall'errata condotta di dipendenti e amministratori coinvolti. Fino alla decisione che ha archiviato la posizione dei politici.
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Il Mattino