Domattina Luigi Di Maio tornerà da vicepremier nel liceo in cui tredici anni fa conseguì la maturità, il liceo classico-scientifico Imbriani di Pomigliano...
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Ma il capo d'istituto conferma tutto e tira dritto: «Quella di domani non sarà una manifestazione politica spiega e se nella scuola qualcuno si mette a fare cose strane, poi si prende una nota. La nota disciplinare può influire sulla condotta e con il cinque in condotta si viene rimandati in tutte le materie». C'è pure un precedente. Quando a novembre scorso lo stesso Di Maio si recò in visita all'Itis Barsanti di Pomigliano un gruppo di studenti dell'Imbriani lo accolse per strada con un lungo vaffa corale, di quelli che non si dimenticano. In quell'occasione i giovani accusarono il leader grillino di «favorire lo sfruttamento indebito» dei ragazzi attraverso gli accordi di alternanza scuola-lavoro (studenti in apprendistato gratuito presso le aziende). Uno di questi accordi è stato stipulato all'Itis proprio da Di Maio. «Ecco aggiunge il preside Toscano io non voglio che lui venga maltrattato. Ritengo che Di Maio sia una risorsa preziosa per Pomigliano. E poi l'alternanza scuola lavoro è una cosa buona, che molti miei studenti trovano positiva. Per questo motivo - chiarisce il dirigente scolastico - sono contro il contestare per contestare, magari lanciando uova o pomodori: di questo mi preoccupo. E se qualcuno viene e legge qualcosa contro qualcun altro fa male. Si assumerà le sue responsabilità». Ergo: niente insulti o contestazioni, altrimenti scattano le contromisure. «È ovvio ribadisce Toscano - Di Maio qui verrà come ex studente, figlio della ex vicepreside di questa scuola, Paolina Esposito, come pomiglianese e napoletano. La parola contestazione è positiva ma i ragazzi devono anche saper chiedere civilmente e ascoltare». Nella lettera aperta Maurizia però puntualizza di «non avere intenzione di insultare il ministro né tantomeno di mancare di rispetto a nessuno. Però eccepisce la giovane - la scuola pubblica dovrebbe essere apartitica, invece si favorisce un partito in un contesto pubblico (invitare il capo di un movimento politico sotto elezioni europee per me si definisce favorire) ma non sono consentite contestazioni e nemmeno semplici interventi da parte degli studenti. In sostanza, ci hanno detto: io invito nella tua scuola chi dico io, tu ascolti e stai zitto senza fiatare. Ma dov'è finito il diritto di opinione?». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino