«Napoli, non bevete l'acqua di mare: divieto balneazione non solo per le piogge»

«Napoli, non bevete l'acqua di mare: divieto balneazione non solo per le piogge»
«Non bevetela. E, se l'acqua di mare oggi è sporca, non dipende solo dalle piogge», avverte Giorgio Budillon, professore ordinario...

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«Non bevetela. E, se l'acqua di mare oggi è sporca, non dipende solo dalle piogge», avverte Giorgio Budillon, professore ordinario dell'Università Parthenope che è stato consulente della Procura per studiare l'inquinamento del golfo di Napoli. «Una decina di anni fa, quando scattò un allarme analogo», ricorda. 

Ieri come adesso, quale può essere la causa? Il divieto di balneazione è solo temporaneo? 
«Il meteo incide». 

Cioè?
«L'assenza di vento per un lungo periodo, come questo, porta a uno scarso ricambio delle acque. La pioggia intensa, che si è avuta la scorsa settimana, trasferisce a mare tutto il materiale accumulato sulla fascia costiera. E il caldo fa riscaldare le acque superficiali, che diventano molto leggere e non si mescolano con quelle più profonde, che invece aiutano a pulire il golfo».

Anche lei ritiene che sia tutta colpa della pioggia o comunque del meteo?
 «È un elemento, che va inquadrato nell'ambito dei fenomeni dei cambiamenti climatici. Bisogna tenerne conto,  sapere che questi eventi possono ripetersi, quindi tecnici e politici sono chiamati ad adeguare anche le strutture per non farsi trovare impreparati».

Cosa suggerisce?
«Occorre adeguare gli impianti di depurazione, che non riescono a gestire questi flussi di acqua».

Soluzioni rapide?
«Non ce ne sono, occorre aspettare che la natura faccia il suo corso».

E, nell'attesa, evitare di tuffarsi.
«Stando ai valori misurati, è sicuramente sconsigliabile: sono anche quattro volte oltre il limite di legge. Vuol dire che aumentano le possibilità di contrarre malattie».

Altro che acqua da bere, la provocazione anti-restrizioni dei titolari dei lidi rilanciata con video e foto per dimostrare che non c'è pericolo.
«Assolutamente».

Ma il mare che bagna Napoli non è sporco solo da qualche giorno. 
«Vero. Già da quindici giorni, o di più, stiamo provando strumenti oceanografici per misurazioni marine: in questa circostanza abbiamo notato che tutto il tratto di mare, non solo sottocosta, è anche visivamente inquinato. Ha un colore diverso e si trovano gli oggetti galleggianti. Esperimenti di diffusione di plastiche in mare hanno mostrato, inoltre, la tendenza a concentrarli e non disperderli: un ulteriore indicatore di una situazione critica».

C'è chi ha avvisastato e fotografato topi morti sulla riva, tra Trentaremi e Coroglio.
«Ma, in origine, il mare è pulito: siamo noi che lo sporchiamo». 

Non tutto dipende dalle piogge.
«No, si è aggiunto un problema a un problema».

Lei insegna Oceanografia e Fisica dell'atmosfera ed è direttore del dipartimento di Scienze e tecnologie dell'Ateneo. Quali altre criticità rileva?
«Il Sarno continua a essere una fonte di inquinamento enorme, più subdola. Come il porto di Napoli. A Bagnoli, invece, è tutto sotto il sedimento. Per ora. Ma la nostra è anche la regione con un altissimo numero di bandiere blu e aree marine protette, dalla Gaiola a Punta Campanella».

Riserve spesso violate dai diportisti della domenica.


«E nelle zone di ancoraggio la gente getta di tutto. Ma questa è una questione di educazione...». Che manca. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino