Sono completamente da rifondare, in Italia, le politiche di prevenzione dalle vecchie e nuove droghe. È questo il capitolo più spinoso del rapporto 2017 sulle...
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Che si tratti della cannabis o dei suoi figli degeneri (i tossici e potenti derivati chiamati spice), che si parli dell’ecstasy, che si voglia analizzare la natura degli anestetici mancati come la ketamina o le peculiarità tossiche delle altre anfetamine, che si volga lo sguardo alle nuove pericolose sostanze psicoattive o ci si ancori ad alcol e cocaina, ovvero infine si ripieghi sulla vecchia morfina anticamera dell’immortale eroina, i Sert (i vecchi servizi per le tossicodipendenze delle Asl) per quanto capillarmente diffusi e articolati sul territorio nazionale, sono inadeguati. Pur poggiati su valide equipe multidisciplinari formate da psicologi, tossicologi, psichiatri, assistenti sociali e infermieri specializzati, sono pensati per un’epoca ormai tramontata e, fatta eccezione per la riduzione del danno da alcol ed eroina, contro tutto il resto del mondo degli stupefacenti hanno le armi spuntate. “L’unica innovazione, a distanza di 27 anni dall’ultima legge n. 309 del 1990 – avverte Luigi Stella presidente della Società italiana tossicodipendenze, farmacologo e tossicologo direttore del Sert di Somma Vesuviana – è stata la “D” di dipendenza aggiunta alla fine della parola Sert.
Un tempo era un’ottima legge ma oggi è obsoleta e va rivista.
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Il Mattino