«Nummià, bona furtuna», dal latino al napoletano l’augurio di vincere le elezioni al candidato della Pompei romana è virale. O...
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La rubrica «Scarrafune», curata dallo scrittore e giornalista per conto del Parco Archeologico di Pompei, si pone l’obiettivo di proporre le più intriganti e interessanti scritte, graffite, musive o dipinte, ritrovate a Pompei, dall’inizio degli scavi a oggi, coniugando la bellezza e la sagacia della lingua di Tacito, Orazio e Ovidio, con la prontezza e la vivacità del dialetto napoletano che, della parlata latina, è il discendente diretto. Se infatti un pompeiano di duemila anni fa avesse parlato napoletano e non latino, oggi si sarebbe espresso esattamente come nei graffiti – scarrafune, con quest’ultimo vocabolo che in napoletano assume anche il significato di «sgorbio», «scarabocchio», ovvero quei segni che i bambini fanno sulle pagine dei quaderni quando non hanno ancora la piena padronanza della scrittura. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino