Clemente Primiano sindaco di Casamarciano a 22 anni: «Figlio e nipote d'arte, così ho battuto i pregiudizi»

Clemente Primiano sindaco di Casamarciano a 22 anni: «Figlio e nipote d'arte, così ho battuto i pregiudizi»
Dorme nella cameretta dell’adolescenza, in casa con mamma e papà. Esce con gli amici, studia, pubblica video sui social, fa tardi la sera, come tutti quelli della sua...

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Dorme nella cameretta dell’adolescenza, in casa con mamma e papà. Esce con gli amici, studia, pubblica video sui social, fa tardi la sera, come tutti quelli della sua generazione: i genitori lo aspettano svegli e se non lo vedono tornare si agitano. Al mattino fanno colazione tutti assieme poi ognuno verso la propria meta. La sua è il Municipio perché, a 22 anni, Clemente Primiano è il nuovo sindaco di Casamarciano. Domenica scorsa, alle elezioni amministrative, con la sua lista – composta per la maggior parte da giovani – chiamata “Sì amo Casamarciano” ha raccolto quasi il 40% dei voti e ha battuto la sindaca uscente, ferma al 32. Comincia così l’avventura di questo sindaco ragazzino, che ha modi da grande, veste spesso in giacca e cravatta, non rinuncia a quella punta di coraggiosa spavalderia della giovane età ma la ricompone in una flemma di responsabilità e giudizio che forse ha il suo punto di saldezza nella tradizione di famiglia. Il giovane, infatti, è figlio e nipote d’arte. Il padre, Ferdinando Primiano, medico, ora dirigente dell’Asl di Salerno, è stato primo cittadino di Casamarciano dal 2005 al 2010, mentre il nonno, Aniello Virtuoso, qui è una sorta di Giuseppe Garibaldi, un piccolo, grande, mito. Socialista di ferro, è stato sindaco per quasi 40 anni consecutivi, dal 1955 al 1992. 

Cos’è Casamarciano, sindaco, un piccolo feudo di famiglia?
«No, è una comunità libera che ha buona memoria. Sicuramente le mie radici familiari mi hanno aiutato. Noi siamo tutti molto legati alla nostra cittadina, ci siamo impegnati sempre e la consideriamo la nostra casa. Ma ho fatto il mio cammino, ho convinto le persone sfidando anche qualche pregiudizio».

La fatica di essere eredi?
«Mio nonno è stato uno dei sindaci più longevi che siano esistiti, segno di un legame profondo con la comunità. La popolazione oggi è abbastanza anziana e molti lo ricordano. Questo aumenta il mio grado di responsabilità. Devo essere all’altezza. Devo dimostrare che non parliamo di una eredità ma di una stagione politica a sé. Quando si sceglie un sindaco, lo si fa per quello che lui può fare. Non per quello che era il nonno o è il padre». 

Ma lei, a 22 anni, non ha un po’ paura a fare il sindaco?
«Sarebbe una stupidaggine dire di no. È evidente che c’è una grande responsabilità. Più che paura, ho il timore di fare una brutta figura. Voglio mantenere le promesse ed essere all’altezza della fiducia. Per fortuna non ci arrivo a digiuno di politica. A sedici anni ho fatto parte del Forum cittadino dei giovani e a 20 ero già consigliere comunale. Sono stato all’opposizione e conosco i meccanismi». 

Nonno medico, papà medico, lei invece studia Giurisprudenza.
«Io sono già impiegato in una Asl di Caserta. Mi interessa la Pubblica amministrazione e voglio restarci. A seguire le orme familiari ci hanno pensato i miei due fratelli, più grandi di me, che vivono a Roma». 

Emigranti, come tanti giovani. Un fenomeno che riguarda anche Casamarciano. Lei ha mai pensato di andare via?
«No, sono troppo legato alla mia comunità. Ma capisco quelli che se ne vanno. Lo fanno in tanti, direi la stragrande maggioranza dei giovani. Come li tratteniamo? È un fenomeno complesso che riguarda economia e lavoro. Io dico che dobbiamo costruire condizioni perché possano scegliere anche di restare». 

Che dicono i suoi amici? Sono sorpresi di avere un sindaco nel loro gruppo?
«La cerchia dei miei amici è anche quella che poi, con me, ha costruito la nostra lista. Eravamo insieme nel Forum giovanile. Abbiamo fatto un percorso insieme, e continuiamo a farlo».

Ma lei che vita fa? La mattina in Municipio, la sera in discoteca? 
«Una vita normale, come tutti i miei coetanei. Uso i social, esco, studio, lavoro. Non ho una vita molto diversa dagli altri».

Ha avuto difficoltà a parlare ai suoi coetanei in campagna elettorale? Come si avvicinano i giovani alla politica?
«I giovani pensano che la politica sia tutta una questione di potere e di interessi personali. Faticano ad avere fiducia nel fatto che la politica li riguardi. Bisogna scardinare questa convinzione. La politica incide sulla vita di ognuno di noi. Meglio occuparsene direttamente invece che farlo fare ad altri». 

In famiglia come l’hanno presa? 
«Ho un ottimo rapporto con i miei, si fidano di me. Direi che è amichevole, un dialogo costante. Ascolto i loro consigli, parliamo molto. Anche se spesso abbiamo idee totalmente diverse».

Il suo sogno nel cassetto? Dopo la carica di sindaco a cosa punta? 


«La politica è la mia più grande passione ed è il mio sogno nel cassetto. La mia ambizione è continuare a fare politica e raggiungere altri traguardi. Ma per ora bisogna concentrarsi su questo: sono sindaco della mia città. Cosa c’è di più bello?». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino