Fibrosi cistica, salvato a Roma ragazzino napoletano dopo 22 ore in sala operatoria

Fibrosi cistica, salvato a Roma ragazzino napoletano dopo 22 ore in sala operatoria
Maratona di 22 ore in sala operatoria per salvare la vita a un ragazzino napoletano, ammalato di fibrosi cistica. L'intervento risale a ottobre 2021: a distanza...

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Maratona di 22 ore in sala operatoria per salvare la vita a un ragazzino napoletano, ammalato di fibrosi cistica. L'intervento risale a ottobre 2021: a distanza di tre mesi, l'adolescente può dirsi fuori pericolo. Difatti, è tornato a casa per Natale. Grazie al doppio trapianto di fegato e polmoni eseguito al Bambino Gesù di Roma, necessario a causa della patologia genetica che colpisce i polmoni e, meno frequentemente, altri organi: in questi casi, non la chirurgia diventa l'unica cura possibile. 

Seguito nel centro Fibrosi cistica di Napoli dal 2016, dopo il progressivo peggioramento delle sue condizioni, il paziente è stato preso in carico dal centro Fibrosi cistica dell'ospedale romano in vista del trapianto. A marzo scorso, l'inserimento nella lista. Una delle principali complessità di questo tipo di intervento è la scarsa disponibilità di donatori che abbiano caratteristiche immunologiche e funzionali da permettere il prelievo contemporaneo di polmoni e fegato. Di qui l'attesa lunga e difficile che a fine settembre ha portato al ricovero urgente in terapia intensiva, con necessità di intubazione e ventilazione meccanica. 

Fino all'intervento senza precedenti: è il primo trapianto combinato di polmoni e fegato eseguito interamente dagli specialisti del Bambino Gesù.  Come sempre avviene per la gestione di casi particolari, sono state coinvolte diverse équipe: cardiochirurghi, chirurghi del trapianto di fegato, cardioanestesisti e cardiorianimatori, anestesisti e rianimatori del trapianto di fegato, pneumologi, pediatri, epatologi, cardiologi, strumentisti della cardiochirurgia e del trapianto di fegato, infermieri del coordinamento trapianti, personale infermieristico della rianimazione cardiochirurgica, tecnici di radiologia e radiologi, tecnici di laboratorio e biologi, autisti e operatori socio sanitari. In totale più di 40 professionisti

Un altro aspetto critico è stata proprio durata dell'operazione e la necessità di preservare gli organi in attesa di essere trapiantati: il fegato obbligatoriamente dopo i polmoni. Per ottimizzare, è stato utilizzato il sistema di perfusione extracorporea (una tecnica che permette di prolungare i tempi di ischemia, cioè l'intervallo durante il quale l'organo rimane al di fuori dell'organismo, migliorandone la conservazione che lo ha mantenuto "vitale" sino al termine della procedura toracica.  Quindi, il paziente è stato trasferito nella rianimazione cardiochirurgica e poi nel reparto di Fibrosi cistica: 54 giorni dopo, il rientro in famiglia. Dove è stato accolto con i fuochi d’artificio. E gli striscioni preparati dagli amici. «Oggi posso dire che i miracoli esistono – dice la sua mamma -. Averlo a casa con me è il regalo di Natale più grande e inaspettato. Desidero ringraziare tutti i medici e gli operatori del Bambino Gesù per la loro professionalità e umanità e, soprattutto, per aver creduto con noi, e a volte più di noi, che mio figlio potesse tornare a vivere». La madre racconta anche l'umanità durante la degenza: «In terapia intensiva una dottoressa ha fatto portato Lorenzo Insigne nella stanza del mio ragazzo, durante la visita dei giocatori della nazionale nella struttura sanitaria della Santa Sede. Io, sulla torta di "bentornato", gli ho fatto scrivere che è lui, in realtà, il campione dei campioni».

Sottolinea Mariella Enoc, presidente del Bambino Gesù, che il risultato non sarebbe mai stato possibile «senza la generosità dei donatori e delle loro famiglie, chiamati alla più altruistica delle scelte nel momento più profondo della sofferenza personale». Un gesto d'amore che ogni anno consente la cura di più di 3000 ammalati altrimenti costretti a restare come sospesi. «Mio figlio già da due anni non può frequentare la scuola», spiega la mamma del 16enne. Ma, per il ragazzino napoletano del centro storico, inizia adesso il percorso di riabilitazione. È il tempo della ripresa.

 

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Il Mattino