Furti nella Biblioteca dei Girolamini, censiti i libri antichi ​custoditi prima del saccheggio

Furti nella Biblioteca dei Girolamini, censiti i libri antichi custoditi prima del saccheggio
È una nuova pagina nella storia tormentata della Biblioteca dei Girolamini, dove migliaia di libri sono stati rubati e il danno ancora incalcolabile. L'inedito catalogo...

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È una nuova pagina nella storia tormentata della Biblioteca dei Girolamini, dove migliaia di libri sono stati rubati e il danno ancora incalcolabile. L'inedito catalogo degli incunaboli custoditi prima del saccheggio nel complesso monumentale viene presentato domani. E, il lavoro rigoroso, di ricerca, realizzato dalla Scuola di alta formazione in «Storia e filologia del manoscritto e del libro antico», come spiega il suo direttore Andrea Mazzucchi, «rappresenta anche uno strumento, forse non marginale, per le indagini giudiziarie in corso». Di orientamento, per recuperare quei volumi trafugati e rintracciati negli inventari. Altri ne mancano infatti all'appello, e l'elenco potrebbe allungarsi: dal censimento si scopre che alcune carte non risultano nemmeno nei database internazionali.

 
Curato da Giancarlo Petrella, uno dei massimi specialisti del settore, con i venti allievi della Scuola, la pubblicazione scientifica rappresenta «un'importante ricostruzione, fin qui mai eseguita, del patrimonio originario»: incrocia i dati. Risultato: «Ne è emersa - aggiunge Mazzucchi - una lista di oltre 120 incunaboli, rilevantissima per disegnare la storia della circolazione libraria a Napoli», e anche per riconoscere i libri perduti, ovunque siano finiti. Di certo, i testi di cui si ha traccia sono più di quelli registrati. «Circoscrivendo l'indagine ai soli 27 esemplari già emersi e rimasti o tornati in Biblioteca, non è irrilevante evidenziare che ben diciassette di questi non erano mai stati censiti nei più comuni repertori di consultazione per l'editoria quattrocentesca, né nel database internazionale Incunabola Short Title Catalogue (Istc), né nel precedente Indice generale degli Incunaboli delle Biblioteche d'Italia (Igi)», spiega Mazzucchi. Tra le pergamene sfuggite, c'è «un rarissimo incunabolo stampato a Napoli nel 1487 dal tipografo bavarese, specializzato in testi liturgici, Christian Preller, che contiene Officium Beata Mariae Virginis, impreziosito da un notevolissimo e qualitativamente alto apparato decorativo di assodata matrice napoletana». La terza copia nel mondo, l'unica in Italia. Dimostrazione ulteriore che «l'imponente patrimonio librario è ancora privo di un'adeguata e aggiornata catalogazione e descrizione, perfino per il fondo manoscritto e per i più antichi libri a stampa»: indispensabili «non solo per la conoscenza approfondita, ma anche per un mirato programma di salvaguardia e preservazione». Opera a cui da sette anni provvede, anzi supplice, un pool dedicato di magistrati giudato dal procuratore capo Giovanni Melillo e dal procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli.


Utili e necessarie, dunque, sono le due ricerche sui libri dei Girolamini realizzate dagli allievi del corso con la supervisione e il contributo di alcuni docenti e avviate due anni fa proprio con l'obiettivo di «trasformare, attraverso un esercizio di resilienza, un disastro dai risvolti criminosi in un'avventura della conoscenza e della formazione». Questo l'obiettivo della scuola istituita nel 2017 dalla Federico II con il ministero dei beni culturali: «Restituire agli studiosi e alla collettività uno dei più prestigiosi e affascinanti luoghi di conservazione del sapere, dotandolo di quelle mappe che ne consentano una fruizione più consapevole». Ovviamente, il catalogo degli incunaboli, il materiale librario quattrocentesco a stampa, è solo una delle due ricerche: dall'autunno sarà disponibile un nuovo regesto analitico dei manoscritti del XV secolo, che aggiornerà e sostituirà, quello «invecchiato» e spesso impreciso realizzato da Enrico Mandarini nel 1897. Merito, anche questo, di un lavoro collettivo portato avanti in condizioni difficili. «Pura fatica quotidiana svolta per mesi», certifica Vito de Nicola, il direttore della Biblioteca, «una struttura complessa, assediata dai cantieri edili, con l'assillo dell'apertura condizionata da una dotazione organica esigua, eterogenea, un mosaico di situazioni precarie...», così la descrive nell'introduzione alla pubblicazione scientifica. «Ma riaffermare il ruolo di istituto di ricerca della Biblioteca e le sue altre atività didattiche che ne hanno determinato, oltre cinque secoli fa, la nascita nel centro antico - conclude de Nicola -, è l'unico modo di mantenere viva la sua funzione culturale». Partecipano domani mattina alla presentazione, tra gli altri, il rettore della Federico II Gaetano Manfredi, il prorettore Arturo De Vivo, con l'ex rettore Guido Trombetti.. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino