Ginecologo napoletano morto a Milano, il pm: caso da archiviare

Stefano Ansaldi ucciso da una coltellata alla gola ma l'ipotesi omicidio non regge

Stefano Ansaldi, il ginecologo trovato morto a Milano
Non hanno trovato riscontri. E hanno proposto di chiudere il caso, di non tenere ancora in vita un fascicolo rimasto clamorosamente privo di riscontri. È questa la logica...

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Non hanno trovato riscontri. E hanno proposto di chiudere il caso, di non tenere ancora in vita un fascicolo rimasto clamorosamente privo di riscontri. È questa la logica che ha spinto la Procura di Milano a chiedere l’archiviazione del caso legato alla morte di Stefano Ansaldi, il ginecologo di origini beneventane ma napoletano di adozione, trovato morto a Milano il 19 dicembre del 2020. Un giallo destinato a rimanere tale, come emerge dalla richiesta notificata in queste ore dal pm Cecilia Vassena della Procura di Milano, in un fascicolo probabilmente aperto a carico di ignoti. 



Non ha retto la pista dell’omicidio, quanto basta per spegnere i riflettori, sullo strano caso di un professionista trovato con la gola squarciata, a via Vacchi, a due passi dalla stazione centrale di Milano. Una vicenda controversa, legata a doppio filo a un viaggio di lavoro fatto a pochi giorni da Natale di tre anni fa nel capoluogo lombardo. Stimato professionista nel campo della fecondazione assistita, con studio in piazza Cavour e casa a Posillipo, Ansaldi si era recato a Milano per incontrare un imprenditore nel campo della sanità privata, a sua volta proveniente da Lugano. Un incontro mai avvenuto, causa assenza dello stesso manager, che fece probabilmente sfumare il sogno di un investimento nel settore sanitario. Cosa è accaduto a Milano ce lo raccontano - almeno in parte - le immagini delle telecamere e alcune testimonianze. In alcune immagini raccolte alla stazione, si nota Ansaldi strappare alcuni biglietti di carta, che non vennero mai recuperati. Poi Ansaldi avrebbe cominciato a girare in attesa di prendere il treno per Napoli. Chiamò la moglie per chiederle di ordinare delle pizze, al suo rientro a casa. Poi il buio.

Venne trovato con la gola squarciata, dopo aver superato un corridoio di ponteggi. Agli atti anche la testimonianza di una coppia di ragazzi, che si sono limitati a raccontare di aver visto un uomo rantolante, con le mani alla gola, in ginocchio. Senza nessun’altra sagoma attorno. Strano caso, quello di Ansaldi. Per qualcuno si sarebbe trattato di un suicidio, anche se agli atti c’è una perizia di parte che sostiene il contrario. Parliamo del documento firmato dal medico legale Fernando Panarese, per conto dei due avvocati Francesco Cangiano e Luigi Sena, dal quale non ci sarebbero dubbi: Ansaldi sarebbe stato colpito a morte alle spalle, da un destrimane, che gli avrebbe squarciato la gola. Non ci sarebbe stato un foro di entrata, ma un taglio incerto, quasi uno sfregio iniziale, come se la coltellata avesse trovato la resistenza di Ansaldi. Sempre secondo questa consulenza, il taglio alla gola che uccise Ansaldi non sarebbe compatibile con il suicidio, perché il medico avrebbe dovuto fare una sorta di «torsione innaturale» e per certi versi anche illogica: «Un medico del calibro di Ansaldi è anche un chirurgo - si legge - avrebbe potuto usare un bisturi o un qualunque altro strumento per togliersi la vita...». 

Resta un giallo tutto da decifrare, anche alla luce di altri particolari. Accanto al corpo di Ansaldi, venne trovato il suo Rolex, che probabilmente si era sfilato, dopo aver percepito la presenza di una persona alle spalle o dopo aver immaginato di essere seguito. Un particolare che emerge anche dal fatto che il guanto di lattice che indossava per sfuggire al covid venne trovato rotto all’altezza dell’indice. Tasselli di un mosaico nel quale si registra ora la richiesta di archiviazione della Procura. Tocca alla difesa firmare una possibile opposizione. 

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Il Mattino