Giovane madre cardiopatica a casa grazie al gilet salvavita

Giovane madre cardiopatica a casa grazie al gilet salvavita
Lei ha protetto il suo bimbo fino alla 34esima settimana, ora un gilet salvavita farà lo stesso con lei per i prossimi mesi. Annalisa ha 25 anni, il suo è il primo...

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Lei ha protetto il suo bimbo fino alla 34esima settimana, ora un gilet salvavita farà lo stesso con lei per i prossimi mesi. Annalisa ha 25 anni, il suo è il primo caso in tutta l'Asl Na3 Sud di una paziente dimessa con defibrillatore portatile, si chiama «life vest», è una fascia che veste l'addome e la schiena registrando i movimenti del cuore e intervenendo in caso di crisi cardiache. Una tecnica usata finora in Campania solo nei centri di cardiochirurgia di Napoli o Salerno, e che mai era stata utilizzata negli ospedali di provincia.

 
Ma prima di festeggiare il suo primato, la donna che vive a Gragnano assieme al marito ha temuto di perdere la vita e di non vedere negli occhi il suo secondogenito. «Se sono viva è grazie a loro: ai medici del San Leonardo che in poche ore hanno capito la mia condizione e hanno agito senza esitazione». La giovane sarta, già mamma di una bimba di tre anni, la notte del 20 dicembre del 2018 era arrivata al pronto soccorso dell'ospedale stabiese con forte tosse e affanno. «Non riuscivo a stendermi, a respirare - racconta oggi Annalisa - ho sentito i medici dire agli infermieri chiamate il marito, le condizioni sono critiche. Poi un fortissimo dolore in petto e sono svenuta. Mi sono risvegliata in rianimazione la mattina seguente». Dopo venti giorni, la donna originaria di Castellammare ricorda ancora tutti i particolari: il pensiero di non rivedere più sua figlia, le parole dei medici che la visitarono, le telefonate tra i reparti per agire il prima possibile. «Mio figlio Antonio Maria è nato con un cesareo d'urgenza a 34 settimane, pesava 1kg e 600 ed ora è ancora ricoverato nella terapia intensiva neonatale (Tin). Io invece - racconta Annalisa - sono rimasta sette giorni in rianimazione. Quando mi sono svegliata ho trovato tutti accanto a me in lacrime, nessuno credeva che ce l'avrei fatta. E invece oggi sono testimone di come i medici del San Leonardo siano al passo con l'evoluzione della scienza medica».


La giovane mamma non ha mai perso nemmeno nei momenti più critici, il sorriso e la serenità, e oggi del gilet che porterà con sè almeno per i prossimi mesi sa tutto. «La donna era affetta da una cardiopatia dilatativa - spiega Giovanni Russo, medico del reparto di Cardiologia - il cuore si era ingrossato a causa della gravidanza. In questi casi possono intervenire aritmie mortali, nonostante la giovane età». Russo assieme ai colleghi del reparto, tra cui Costantino Ammendola e Giovanni De Caro, ha poi pensato ad una tecnica innovativa, usata finora solo nei centri di cardiochirurgia. «Utilizzare questa fascia - spiega De Caro - è stato possibile grazie ad un vero lavoro di squadra e alla burocrazia, che questa volta è stata veloce ed efficiente. Il defibrillatore indossabile permette alla paziente una soluzione ponte fino al suo recupero completo e a noi un risparmio anche economico. Senza, - conclude il cardiologo - Annalisa non sarebbe stata dimessa, avrebbe dovuto subire un ulteriore intervento per inserire un defibrillatore interno che fra qualche mese potrebbe non servirle più». All'esterno del reparto c'è la famiglia di Annalisa che la aspetta per portarla a casa, con lei non ci sarà il piccolo Antonio Maria che resterà ancora per qualche giorno nelle mani dell'equipe del primario Roberto Cinelli della terapia intensiva neonatale. «Ora andiamo a festeggiare il nostro capodanno - saluta Annalisa - sono viva, non ho mai perso le speranze e con orgoglio ho difeso in questi giorni l'operato dei medici e delle infermiere di cardiologia, che per me e i miei figli sono stati dei veri e propri angeli custodi». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino