Giudici di pace, è paralisi a Napoli: «In sospeso 40mila cause»

Giudici di pace, è paralisi a Napoli: «In sospeso 40mila cause»
«Quarantamila cause arretrate davanti al Giudice di Pace solo nel 2020; è una stima per difetto, che si riferisce solo a Napoli ma giustifica il nostro grido di...

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«Quarantamila cause arretrate davanti al Giudice di Pace solo nel 2020; è una stima per difetto, che si riferisce solo a Napoli ma giustifica il nostro grido di allarme»: la denuncia arriva da Antonio Tafuri, presidente dell'Ordine degli Avvocati di Napoli, dopo la protesta di ieri dinnanzi agli uffici del Giudice di Pace in via Foria: «Abbiamo fatto diverse proposte senza ottenere nulla e come avvocati siamo estromessi da servizi amministrativi e di cancelleria con prenotazioni senza tempi certi, inadeguati alla professione». Gli avvocati chiedono che anche la giustizia torni alla normalità: «Il Covid ha inciso sugli equilibri dell'ufficio giudiziario. Ma ora ci troviamo di fronte ad una situazione epidemiologica completamente diversa ed è paradossale che ci troviamo con gli stessi provvedimenti di prima». 

Un paradosso tutto napoletano, a cui sono gli stessi avvocati a proporre soluzioni: «Basterebbe spalmare le udienze per Napoli su tutta la settimana e aumentare il numero di cause per giudice». A Napoli, infatti, diversamente da come avviene altrove, ne sono consentite solo 10 al giorno. Per fare un veloce paragone, basta pensare che prima della pandemia potevano arrivare a 45 al giorno per giudice, con circa 130mila procedure iscritte a ruolo solo a Napoli. Il conto è presto fatto: a Napoli operano 60 giudici, per 10 cause al giorno per 3 giorni a settimana, con un totale di circa 7.200 cause al mese, che moltiplicate per i circa 10 mesi operativi, fa 72mila, poco più della metà delle 130mila di cui sopra: «Già a Napoli Nord ne sono consentite 20 al giorno come a Benevento. Ad Avellino 15, a Sorrento 24. Altrove poi, c'è un'attività interlocutoria continua tra avvocatura e dirigenza, cosa che a Napoli manca del tutto. Qui possiamo solo leggere i provvedimenti calati dall'alto. Ma bisogna ricordare che noi avvocati non siamo ospiti in tribunale ma siamo co-padroni di casa». Chi paga per tutto questo? «I costi sono enormi perché c'è un accumulo di arretrati spaventoso. Non saranno i numeri che vengono dati alle inaugurazioni degli Anni giudiziari a contare ma la sofferenza delle persone che aspettano di ottenere i loro diritti». Il ritornello si ripete: tra i litiganti paga il cittadino che ricorre ad una giustizia che pare negata a tempo indeterminato. Ma a sentire gli avvocati, basterebbe davvero poco per migliorare la situazione: a Barra, ad esempio, dove i giudici terminano le udienze alle 10.30 del mattino, ci sarebbe un sistema che regola gli accessi in base all'orario stabilito per l'udienza, così da evitare affollamenti ma questo vantaggio pare non venga sfruttato, con cattiva pace degli stessi giudici che, sempre stando alle parole di Tafuri, sarebbero ben disposti a prolungare l'orario di lavoro. Le domande ci sono e a rispondere sono, o dovrebbero essere, il presidente del Tribunale di Napoli Elisabetta Garzo e il Ministero della Giustizia: «Un anno fa abbiamo chiesto proprio al Ministero l'eccesso per il giudice di pace al processo telematico, concesso per il processo penale. Ma poi non se n'è fatto più nulla. Abbiamo emanato due delibere a maggio e abbiamo avuto riscontro con provvedimento del 3 giugno che affermava il permanere della situazione sino al 31 luglio, con un rimando a settembre». 

A confermare quest'ultimo punto è la stessa Garzo: «Quel che posso dire è che di solito c'è una buona interlocuzione e che ci atteniamo alla normativa. D'altronde, i giudici possono ricorrere al processo da remoto dove non ci sono limiti. Se non lo fanno, non è certo una nostra mancanza. Inoltre - sottolinea la Garzo - bisogna dar conto anche ai sindacati che, nella tutela del personale, pretendono il totale rispetto della normativa, che è ciò che facciamo». Infine, su cosa faranno adesso, gli avvocati hanno le idee chiare: «Dobbiamo tutelare la classe forense e soprattutto i cittadini perciò nessuna astensione». 

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Il Mattino