Camorra e calcio scommesse: assoluzioni e prescrizione cancellano una parte dell’inchiesta. E a beneficiarne sono due ex calciatori, un dirigente sportivo e alcuni referenti...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Ma proprio lui, Vitangelo Spadavecchia, è l’unico ad aver rinunciato alla prescrizione e ad aver ribaltato il verdetto di primo grado, uscendo assolto per non aver commesso il fatto. Per i giudici, il portiere non partecipò alla combine del derby tra Juve Stabia e Sorrento.
La sua fu una semplice «papera», non un errore volontario per sancire l’accordo con i referenti del clan D’Alessandro, che per l’Antimafia avevano pagato 25mila euro per indirizzare la gara in favore degli stabiesi. Tra novanta giorni, i giudici della terza sezione della Corte d’Appello di Napoli (presidente Giovanni Carbone) motiveranno l’ultima sentenza che chiude l’inchiesta «Golden gol» che rivelò il giro di scommesse in cui mise più di uno zampino il clan D’Alessandro, allora guidato dal boss Vincenzo (oggi libero e fuori regione) e da Paolo Carolei (tuttora detenuto per scontare la condanna per questi fatti).
Insieme all’attaccante Cristian Biancone, che non giocò quel derby, Spadavecchia è stato anche squalificato dalla giustizia sportiva per la combine del derby disputato al «Romeo Menti» di Castellammare il 5 aprile 2009, vinto dalla quasi retrocessa Juve Stabia 1-0 grazie all’errore dell’estremo difensore sorrentino. In primo grado, Spadavecchia e Biancone erano stati condannati a 8 mesi di reclusione per frode sportiva. Avevano scelto il rito abbreviato, come l’ex direttore sportivo stabiese Roberto Amodio negli anni ‘80 arcigno difensore dell’Avellino in serie A, oggi responsabile delle giovanili dell’ultracentenario club di Castellammare.
Insieme al capo ultras Francesco di Paola Avallone (difeso dall’avvocato Antonio de Martino), Amodio era accusato anche di un episodio di minacce ai calciatori, ma per entrambi è arrivata prima l’esclusione dell’aggravante mafiosa che in primo grado aveva portato ad una condanna a un anno e 8 mesi di reclusione (pena sospesa), ora al riconoscimento dell’estinzione del reato per prescrizione. Avallone era ritenuto dall’Antimafia l’organizzatore della combine, grazie ai rapporti con Biancone: numerose erano state le telefonate tra i due intercettate. Ma il processo «Golden Gol 2» ha sancito anche l’assoluzione definitiva per gli ex dirigenti dell’Intralot, la società di scommesse più volte tirata in ballo per aver dato autorizzazioni «facili» a presunti prestanome dei clan D’Alessandro e Di Martino. Già in primo grado erano arrivate le assoluzioni per Maurizio Lopez, Antonio De Simone e Concetta Falcone, e per Daniele Santarpia (avvocato Aniello Di Martino), per i quali i giudici d’appello hanno confermato il verdetto di primo grado.
Leggi l'articolo completo su
Il Mattino