Gomorra diventa un caso politico. La commissione politiche Sociali della quarta Municipalità, presieduta dal consigliere Mario Maggio, ha approvato un documento a...
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Il coro degli altri presidenti di Municipalità è unanime: non si possono vietare le riprese di una serie tv. Francesco de Giovanni (Chiaia-San Ferdinando-Posillipo) ammette: «Gli esempi negativi purtroppo questi ragazzini ce li hanno sotto casa. Bisogna partire da lì. Dire che è colpa di Gomorra è paradossale. Prima di Gomorra non c'erano le baby gang?». Francesco Chirico della Municipalità II invece spiega: «Alcuni ragazzini, già a rischio, che magari non hanno punti di riferimento possono mitizzare il crimine, non vi è dubbio. Però non è pensabile vietare le riprese di una serie tv. Siamo in democrazia». Per Poggiani della Municipalità III «più che censurare una fiction bisogna creare percorsi di prevenzione». Per Maurizio Moschetti, presidente di una circoscrizione a dir poco «calda» (Secondigliano-San Pietro a Patierno-Miano) «anziché prendercela con Gomorra facciamo in modo tale che non accadano più fatti di cronaca gravi».
Sugli «effetti di Gomorra» si interroga anche il consigliere comunale di opposizione del gruppo «La città», David Lebro. «Sono trascorsi alcuni anni e, dopo tre stagioni della serie, dobbiamo interrogarci su quali siano i reali effetti. Anche perché in essa, così come spesso accade in altre, si registra una scarsa presenza dello Stato. È ovvio che la camorra e la delinquenza esistono da molto prima che venisse trasmessa la serie e derubricherei immediatamente questo argomento tra il novero delle polemiche sterili. Quello che mi pare difficilmente negabile è che l'esibizionismo, reso possibile dall'enorme diffusione dei social, dei giovani teppisti sia un fenomeno del tutto nuovo e come tale va affrontato. E negli ultimi giorni sta assumendo dimensioni tali da far presagire una vera e propria emergenza sociale, di cui Arturo, Ciro, Gaetano sono solo le ultime sfortunate vittime. A mio avviso rimarca Lebro - certe sceneggiature ambientate in contesti così reali sembrano quasi fornire delle istruzioni d'uso per delinquere. Il buon senso dovrebbe suggerire a tutti di porre un freno alle eccessive spettacolarizzazioni del male. Naturalmente il diritto all'espressione artistica è sancito dalla Costituzione Italiana e nessuno immagina alcuna forma di censura né di revoca di autorizzazioni. Ma le Istituzioni cittadine hanno il dovere di esprimersi su questo tema».
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Il Mattino