Graffiti e sporcizia, nelle stazioni d'arte del metrò di Napoli le foto d'autore sono sotto attacco

Graffiti e sporcizia, nelle stazioni d'arte del metrò di Napoli le foto d'autore sono sotto attacco
Quarta tappa del viaggio tra i dissesti delle stazioni del metrò dell'arte. Dopo i danni documentati alle opere d'arte contemporanea di Toledo, Materdei, Salvator...

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Quarta tappa del viaggio tra i dissesti delle stazioni del metrò dell'arte. Dopo i danni documentati alle opere d'arte contemporanea di Toledo, Materdei, Salvator Rosa e Dante, è il turno delle fermate Museo e Università. Qui, esattamente come per le altre stazioni, in alcuni casi si tratta di problemi dovuti all'assenza di manutenzione (l'accordo per il restauro periodico delle opere tra Anm e l'Accademia di Belle Arti è stato rinnovato 4 giorni fa ma era sospeso dal 2017). E in altri casi si tratta di veri e propri atti vandalici improvvisati dagli incivili di turno e favoriti dall'assenza di sorveglianza. Ma non solo: al quadro dell'arte senza manutenzione si aggiunge infatti l'attesa per il progetto del Mam (Museo Aperto Metropolitana) presentato a novembre del 2018 da Metropolitana stessa e da sponsor privati pronti a investire 1,5 milioni per la cura delle oltre 200 opere custodite nelle stazioni. La trattativa procede, ma l'ok definitivo da parte del Servizio Gabinetto e del Servizio Beni Culturali del Comune non è ancora arrivato sulla scrivania di Metropolitana di Napoli. Al vaglio ci sono alcune modifiche al progetto originale che renderebbe il metrò dell'arte un museo permanente in cui organizzare tour guidati.


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La metro del Museo ha due anime, due vocazioni. La prima è l'arte classica della stazione d'accoglienza del Mann. Le opere dal lato dell'ingresso del Museo Archeologico (Il Calco della Testa Carafa e il Calco dell'Ercole Farnese), infatti, sono ben conservate. Tutto cambia, però, all'esterno e nel corridoio di collegamento tra Linea 1 e Linea 2. Qui emerge la seconda anima del metrò: il degrado. Sono pochi i turisti cui è stato detto che è meglio tenersi alla larga dalla fontana e dai giardini. In tanti quindi scendono le scale dell'edificio rosso, imbrattato da centinaia di scritte, e le risalgono presto col naso turato. Il tanfo di orina è troppo intenso. I clochard abitano qui in massa, nel cuore del metrò dell'arte. Non si tratta di indifferenza alla miseria, anzi. Meriterebbero loro per primi un posto meno esposto e più largo. Ma i problemi riemergono anche all'interno della stazione. Il corridoio delle fotografie d'autore che collega la Linea 1 alla Linea 2 è messo male, malissimo. Rovinato da scritte, dalle pareti annerite e coi colonnini dei tapis roulant a pezzi. I lavori di Luciano D'Alessandro, Antonio Biasucci, Fabio Donato e Raffaella Mariniello quattro autori campani, protagonisti della fotografia contemporanea raccontano di Napoli e del mondo, ma lo fanno in compagnia di scarabocchi incivili che fanno da cornice alle immagini, in certi casi. E che in altri casi le coprono. Una delle foto, addirittura, sovrasta una porta murata dietro una saracinesca.

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Ecco uno dei fiori all'occhiello dell'intera tratta: la stazione Università, che si trova a metà strada tra la city di via de Pretis e la Napoli delle facoltà umanistiche. Rispetto alla fermata del Museo, la stazione di piazza Bovio è posta in una zona meno delicata a livello urbanistico e ambientale. Meno degrado, ma come Toledo nemmeno il metrò dell'arte di piazza Bovio brilla più in molti punti: led multicolore spenti, impazziti e danneggiati. Il cristallo traslucido dell'artista egiziano Karim Rashid che ha progettato l'intera stazione è messo male: il suo Light Box è intriso di muffa, sporcizia e polvere che incombono dietro alle luci delle forme geometriche delle sue decorazioni astratte. I pannelli del Transpose Pink blu (sempre di Rashid) sono difettosi o spenti e irritano le retine, così come quelli dell'atrio. La stazione resta un'esplosione di colori, ma i problemi di manutenzione si vedono eccome. Le immagini di Dante e Beatrice, realizzate da Rashid sulle scale interne della fermata per rendere omaggio alla «stazione della cultura», praticamente non si vedono più, e qualche pezzo di alluminio sembra a rischio caduta imminente. Anche la scultura all'ingresso, Synapsis, dello stesso autore, è rovinata in più punti. Dopo i danni a opere da centinaia di migliaia di euro di Sol LeWitt, Mimmo Paladino, Robert Wilson e Joseph Kosuth, il designer egiziano si aggiunge alla lista di vittime illustri del degrado.
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Il Mattino