Quarta tappa del viaggio tra i dissesti delle stazioni del metrò dell'arte. Dopo i danni documentati alle opere d'arte contemporanea di Toledo, Materdei, Salvator...
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La metro del Museo ha due anime, due vocazioni. La prima è l'arte classica della stazione d'accoglienza del Mann. Le opere dal lato dell'ingresso del Museo Archeologico (Il Calco della Testa Carafa e il Calco dell'Ercole Farnese), infatti, sono ben conservate. Tutto cambia, però, all'esterno e nel corridoio di collegamento tra Linea 1 e Linea 2. Qui emerge la seconda anima del metrò: il degrado. Sono pochi i turisti cui è stato detto che è meglio tenersi alla larga dalla fontana e dai giardini. In tanti quindi scendono le scale dell'edificio rosso, imbrattato da centinaia di scritte, e le risalgono presto col naso turato. Il tanfo di orina è troppo intenso. I clochard abitano qui in massa, nel cuore del metrò dell'arte. Non si tratta di indifferenza alla miseria, anzi. Meriterebbero loro per primi un posto meno esposto e più largo. Ma i problemi riemergono anche all'interno della stazione. Il corridoio delle fotografie d'autore che collega la Linea 1 alla Linea 2 è messo male, malissimo. Rovinato da scritte, dalle pareti annerite e coi colonnini dei tapis roulant a pezzi. I lavori di Luciano D'Alessandro, Antonio Biasucci, Fabio Donato e Raffaella Mariniello quattro autori campani, protagonisti della fotografia contemporanea raccontano di Napoli e del mondo, ma lo fanno in compagnia di scarabocchi incivili che fanno da cornice alle immagini, in certi casi. E che in altri casi le coprono. Una delle foto, addirittura, sovrasta una porta murata dietro una saracinesca.
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Ecco uno dei fiori all'occhiello dell'intera tratta: la stazione Università, che si trova a metà strada tra la city di via de Pretis e la Napoli delle facoltà umanistiche. Rispetto alla fermata del Museo, la stazione di piazza Bovio è posta in una zona meno delicata a livello urbanistico e ambientale. Meno degrado, ma come Toledo nemmeno il metrò dell'arte di piazza Bovio brilla più in molti punti: led multicolore spenti, impazziti e danneggiati. Il cristallo traslucido dell'artista egiziano Karim Rashid che ha progettato l'intera stazione è messo male: il suo Light Box è intriso di muffa, sporcizia e polvere che incombono dietro alle luci delle forme geometriche delle sue decorazioni astratte. I pannelli del Transpose Pink blu (sempre di Rashid) sono difettosi o spenti e irritano le retine, così come quelli dell'atrio. La stazione resta un'esplosione di colori, ma i problemi di manutenzione si vedono eccome. Le immagini di Dante e Beatrice, realizzate da Rashid sulle scale interne della fermata per rendere omaggio alla «stazione della cultura», praticamente non si vedono più, e qualche pezzo di alluminio sembra a rischio caduta imminente. Anche la scultura all'ingresso, Synapsis, dello stesso autore, è rovinata in più punti. Dopo i danni a opere da centinaia di migliaia di euro di Sol LeWitt, Mimmo Paladino, Robert Wilson e Joseph Kosuth, il designer egiziano si aggiunge alla lista di vittime illustri del degrado.
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Il Mattino