Grate in piazza del Plebiscito, il ministero presenta ricorso

Grate in piazza del Plebiscito, il ministero presenta ricorso
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«Non riesco davvero a capire il capriccio e l'ossessione del direttore generale del ministero e l'atteggiamento politico del ministro Bonisoli. Sarà questo forse il Governo del cambiamento». È un fiume in piena il sindaco Luigi de Magistris. La revoca bis del ministero dei Beni Culturali dell'autorizzazione paesaggistica sulle griglie del metrò in piazza del Plebiscito l'ha colto di sorpresa. «Da un punto di vista istituzionale si sfoga il primo cittadino dispiace questo comportamento. Lo stesso ministro, pochi giorni fa in visita a Napoli, aveva detto che a breve ci sarebbe stato un incontro per provare a trovare una soluzione. Un incontro che di fatto è fissato. In questa vicenda inizio a vederci qualcosa di poco chiaro: una politica che non è in grado di mantenere la parola e di assumere una decisione».

 
Sulle grate al Plebiscito si sta giocando un vero braccio di ferro. Il Mibac, dopo il secondo decreto di revoca di martedì, ha dato mandato all'Avvocatura di Stato di procedere al ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar del 4 febbraio che ha dato ragione al Comune. Il ricorso è pronto, ma non è stato ancora depositato. Quali i punti salienti? In primis, viene contestato il presunto eccesso di potere del Mibac, che avrebbe agito invece nell'ambito della norma. Secondo, la sentenza del Tar si basa su una nota del Comune sul cambio di posizione delle grate da Largo Carolina al Plebiscito, che precederebbe la realizzazione dei saggi che attestano l'omogeneità del terreno. Infine, anche il tunnel dai 35 metri previsti inizialmente, si sarebbe allungato. Nel frattempo, il decreto di revoca bis ha sortito l'effetto di bloccare i lavori e ha aperto una seconda partita. Il Comune valuta anche stavolta di impugnare l'atto al Tar della Campania, in attesa di incontrare il ministro. L'incontro è previsto per la tarda mattinata di mercoledì a Roma. Scartata, invece, l'ipotesi di riprendere i lavori nonostante la seconda revoca, perché rischierebbe di esporre la dirigenza comunale. Tra le cose singolari della vicenda, solo martedì era stato dato l'ok a riaprire il cantiere, ma, a distanza di 24 ore, il Comune ha notificato per la seconda volta la sospensione.

«Avverso una sentenza del Tar spiega de Magistris - si può, visto che siamo in un Paese democratico, fare ricorso al Consiglio di Stato e invece qui ci troviamo di fronte a un nuovo provvedimento che blocca i lavori e che ci costringe la prossima settimana a presentarci nuovamente davanti al Tar con fiducia, con giuste argomentazioni giuridiche e nel rispetto per la Sovrintendenza di Napoli. Ma si sta perdendo un sacco di tempo di cui poi qualcuno dovrà chiederne conto alla città che paga un dazio fortissimo». A stretto giro, la replica della parlamentare M5S Rina De Lorenzo, contraria alle grate in piazza: «Il sindaco Luigi de Magistris avrebbe fatto bene a tacere e aspettare l'incontro previsto per il 20 febbraio: all'ordine del giorno i lavori della Linea 6. Noi continueremo a occuparci della piazza come bene monumentale, nell'interesse della città oltre che per la sicurezza dei cittadini». L'avvocatura comunale, intanto, sta già studiando le carte. Il secondo decreto di annullamento in autotutela firmato dal direttore generale Famiglietti ricalca sostanzialmente quello già emesso il 5 dicembre, scremato, però, dalle contestazioni del Tar.


L'effetto immediato che ha sortito è stato di impedire la ripresa dei lavori nell'immediato. Un atto cautelativo, insomma, spiegano dal Mibac, perché c'è volontà di trovare una soluzione condivisa col Comune. Nessuna divergenza di vedute tra il direttore Famiglietti e il ministro Bonisoli. La revoca bis, a quanto filtra dal Comune, presenta alcune peculiarità: la giurisprudenza, infatti, consente in caso di annullamento del Tar di ripresentare un atto solo per una volta, ma si riferisce a un provvedimento di primo grado (quindi a una sospensiva). Mentre nel caso della revoca bis il provvedimento di annullamento è di secondo grado. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino