Le voci della paranza dei bambini: «Nannone ha ucciso il meccanico, ora crede di aver preso punti sui Buonerba»

Le voci della paranza dei bambini: «Nannone ha ucciso il meccanico, ora crede di aver preso punti sui Buonerba»
Cadde il terrore a Forcella, dopo la morte di quel ragazzo. Non aveva senso uccidere uno che nella sua vita si era spaccato le ossa in un'officina, insomma un lavoratore, un...

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Cadde il terrore a Forcella, dopo la morte di quel ragazzo. Non aveva senso uccidere uno che nella sua vita si era spaccato le ossa in un'officina, insomma un lavoratore, un meccanico che non aveva alcun legame con la camorra. Non aveva alcuna logica, neppure ripensando all'odio che i Sibillo covavano contro i Buonerba, specie dopo l'omicidio di uno di loro, quel Salvatore D'Alpino ucciso all'esterno di una pizzeria (ricordate il filmato del killer in bermuda?). Estate 2015, terrore a Forcella, dove tutti sanno tutto. E commentano la notizia del pestaggio subito dal meccanico Luigi Galletta, ferito con il calcio di una pistola all'interno della propria officina, ma anche la decisione - tre giorni dopo - di ammazzare quel ragazzo che sognava una vacanza in Grecia.


Un ragazzo ucciso per un solo motivo: era la persona più vicina, in termini di parentela, a quel Luigi Criscuolo, indicato a sua volta come fedelissimo dei Buonerba, i «capelloni» di Via Costa, contro i quali i Sibillo erano in guerra.

Quindici pagine, tanto è bastato al gip del Tribunale dei Minori Paola Brunese per arrestare Antonio Napoletano, il famigerato «nannone» della paranza dei bimbi, che oggi - 20 anni compiuti - ha la possibilità di respingere le accuse dalla sua detenzione nel carcere di Nisida, affidandosi al suo avvocato, il penalista Riccardo Ferone.

Luglio 2015, tutti sanno tutto a Forcella. E quando Napolitano, spalleggiato dal suo complice, entra per la prima volta nell'officina in cui lavora Luigi Galletta, sono decine gli sguardi dalle finestre di via Carbonara. Seguono quei due aspiranti killer mentre camminano al centro della strada e impugnano una pistola. Una storia per molti versi nota: Luigi Galletta subisce un pestaggio a colpi di calci di pistola, tanto che il giovane meccanico è costretto a farsi medicare in ospedale, raccontando di essere caduto, senza sollevare alcuna perplessità da parte dei medici, nonostante le sue ferite - scrive oggi il gip - «non fossero assolutamente riconducibili a una semplice caduta». Silenzi omertosi. Nessun medico allerta le forze dell'ordine, mentre nel quartiere tutti sanno che Luigi il meccanico ha «abbuscato» per colpa del cugino. Ma gli hanno solo «spaccato la capa, non lo hanno ucciso». Ed è un crescendo di paura. Madri che ritirano i figli «da mezzo alla strada», che chiedono a parenti lontani di ospitarli, nel timore di un altro scontro tra Sibillo e Buonerba, anche se nessuno immagina che la «paranza dei bimbi» possa arrivare a tanto. Tre giorni dopo il pestaggio, il «nannone» torna in quell'officina. È il 31 luglio del 2015. Viene ucciso senza pietà, solo per pareggiare i conti - nell'ottica deviata dei camorristi in erba - con i morti subiti da quelli dei Buonerba. Un delitto choc, anche per chi è abituato a confrontarsi con scenari di sangue. Intanto, però, se la ridono in casa Buonerba, a commentare le gesta del «nannone», che - avendo colpito un lavoratore - non potrà mai riportare in parità i conti delle vittime cadute in un anno di scontri. Ed è così che grazie a una cimice piazzata all'interno della casa dei Buonerba, nella famigerata via Costa o «via della morte», c'è qualcuno che se la prende a ridere, riferendosi proprio ad Antonio Napolitano: «Perché in testa a Nannone, che ha fatto? Ha pigliato i punti? Cioé che ha fatto mo? Secondo lui veramente stiamo uno a uno? E questo me lo chiami uno a uno?».
 
Un omicidio inutile, anche nell'ottica di chi lo aveva subito, secondo i calcoli fatti dai Buonerba, che proprio in quelle ore riusciranno a fronteggiare l'incursione dei Sibillo sotto casa, in via Costa, finendo con l'uccidere Emanuele Sibillo. Ma torniamo alle voci di dentro, ai commenti per l'assassinio del giovane meccanico di via Carbonara. Tutto si è svolto in tre giorni, tra il 27 e il 31 luglio, in un lasso di tempo in cui nessuno avrebbe pensato alla decisione della paranza di uccidere quel ragazzo. E lo dimostrano ancora le conversazioni in casa Buonerba, secondo le quali ci sarebbe stato anche un tentativo di mediazione da parte del titolare dell'officina meccanica nella quale lavorava Luigi Galletta. È il primo agosto del 2015 quando Gennaro Buonerba «riferiva che il titolare dell'officina aveva parlato con il padre dei Sibillo e con Nannone e loro lo avevano rassicurato, consentendo il rientro in officina di Sibillo dopo il primo pestaggio, dal momento che quel ragazzo non aveva nulla più da temere, perché non era legato ai Buonerba e per questo motivo aveva solo abbuscato». Parole che, se fossero vere, racconterebbero la storia di un tentativo di mediazione e di una falsa promessa giurata dai vertici dei Sibillo e dallo stesso presunto esecutore di un omicidio a sangue freddo.


Ma agli atti dell'inchiesta della Procura minorile, ci sono anche le intercettazioni riconducibili proprio ad Antonio Napolitano - siamo a novembre di due anni fa - in un colloquio con la madre, durante una sua detenzione a Secondigliano. Appare nervoso - dicono gli inquirenti - chiede alla madre di risolvere un solo problema, quello di distruggere la «tuta», vale a dire l'indumento che avrebbe indossato a luglio durante l'omicidio di un ragazzo inerme. E la madre non capisce: «Ma quale tuta?». Inevitabile la rabbia di Nannone: «La tuta, l'hai stracciata, l'hai buttata! Non mi fai più uscire da qua dentro, mi farai marcire qua dentro». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino