Iaia Caputo, workshop di scrittura autobiografica da «Io ci sto»

Iaia Caputo, workshop di scrittura autobiografica da «Io ci sto»
Raccontarsi in maniera autentica nell’era dei social è una sfida possibile? Iaia Caputo è ospite della libreria Io ci sto con un laboratorio...

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Raccontarsi in maniera autentica nell’era dei social è una sfida possibile? Iaia Caputo è ospite della libreria Io ci sto con un laboratorio sull’autobiografia. Per misurare se stessi attraverso la scrittura personale, 24, 25, 26 ottobre.


«Se per molti questo è il tempo della sovraesposizione, per altrettanti il presente, complesso, molteplice, incerto, porta all’interrogazione, a una continua ridefinizione della propria biografia, diciamo pure a una re-invenzione”. E aggiunge: “Provo a fornire innanzitutto gli strumenti con i quali avvicinarsi alla memoria di sé, per esempio attraverso le emozioni, che sono un canale potentissimo per rievocare, e non solo con il pensiero, un ricordo. A questo proposito dico sempre che il primo obiettivo per chi si avvicina a questa forma di scrittura dovrebbe essere quello di riuscire a far coincidere il bisogno di dire con la felicità del dire. Ma siamo ancora nella dimensione privata, personale della scrittura autobiografica». Giornalista, scrittrice, editor, la scrittura, la traduzione sono da sempre parte della sua storia. Tra i suoi lavori più recenti Le donne non invecchiano mai (2009), Il silenzio degli uomini (2012) e Era mia madre (2016) editi da Feltrinelli.

Si parte da un presupposto complesso, chi siamo? Come ci vediamo? Si può scrivere del mondo passando per noi stessi. E qualche volta, quel punto di vista, diventa una visione nuova da offrire al mondo stesso: «Il memoir è anche un genere letterario, molto fecondo e con una lunga tradizione alle spalle. E queste memorie, possono interessare i lettori, quando un “io”, non importa quanto lontano nel tempo e nello spazio, ci racconta qualcosa di noi o comunque ci parla e parlandoci ci dice di una condizione umana che riconosciamo come universale». Quali autobiografie non possono mancare in una raccolta personale di letture? «Gli amori letterari, come tutti gli altri, sono misteriosi, imperscrutabili e sommamente soggettivi. Costretta a scegliere con una pistola alla tempia pochi titoli, direi L’amante di Marguerite Duras, Lessico famigliare di Natalia Ginzburg, Una storia di amore e di tenebre di Amos Oz, I diari, di Etty Hillesum, Annie Ernaux, tutti i suoi testi”. Il prossimo laboratorio, il 24-25-26 novembre sarà su “La costruzione dell’identità femminile». 

«Non sono più né l’età, né i dogmi sociali e neppure i ruoli o l’appartenenza di genere a definirci una volta per tutte- racconta la scrittrice- così siamo chiamati molto più spesso di quanto accadesse in passato a domandarci chi siamo, cosa siamo stati, che cosa vogliamo e possiamo ancora diventare». Nella prima fase del laboratorio si lavora con la rievocazione della memoria sensoriale, attraverso, i cinque sensi, poi con la scrittura automatica e infine si arriva a forme più compiute come il breve racconto, che in certi casi può essere anche una lettera, proprio per passare da una scrittura solo per sé a una che si rivolge all’altro, pur conservando un valore autobiografico. 

«Scrivere è diventato l’esercizio di una speciale esplorazione dove invece di reperire il sé del mio passato ho cercato di perderlo in una realtà più allargata. Quella di una cultura, di un’epoca, di una condizione di esistere che non fosse soltanto mia.» Annie Ernaux, Gli anni

Il Programma:
20-21-22 ottobre
Venerdì: dalle 18 e alle 20,30 Tempo interno e Tempo esterno; come si costruisce la Memoria, tra Storia e Invenzione.
Sabato: dalle 10 alle 13,30 Dalla memoria al racconto. La rivoluzione del mémoir dopo Annie Ernaux. 
13,30-14,30  Pausa pranzo. 
Dalle 14,30 alle 19,30  Laboratorio di Scrittura. 

Domenica: dalle 10 alle 13,30 Lettura dei testi e confronto tra i partecipanti.
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Il Mattino