Rosolino: «Chiudere le piscine non è la soluzione adeguata»

Massimiliano Rosolino
Mai avrebbe immaginato di (non) festeggiare il 20esimo anniversario del suo oro olimpico con la chiusura delle piscine, centri natatori, palestre, centri benessere, centri...

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Mai avrebbe immaginato di (non) festeggiare il 20esimo anniversario del suo oro olimpico con la chiusura delle piscine, centri natatori, palestre, centri benessere, centri termali, fatta eccezione per quelli con presidio sanitario obbligatorio o che effettuino l'erogazione delle prestazioni rientranti nei livelli essenziali di assistenza. Prende atto dell’ultimo dpcm il plurititolato campione Massimiliano Rosolino. Inevitabile riflettere sulla sospensione delle attività di base da lunedì 26 ottobre fino a martedì 24 novembre 2020. «Dimostrazione evidente che lo sport non conta niente, secondo gli estensori di tale decisione», spiega il nuotatore napoletano conosciuto e apprezzato nel mondo per le sue gloriose imprese in vasca. Pesanti le misure anti-Covid adottate per contrastare il dilagare della pandemia.  

Contraddizioni evidenti. «Da sempre si predica il valore preventivo dello sport nelle scuole, così come le campagne di sensibilizzazione al movimento. I medici suggeriscono vivamente l’attività fisica per limitare patologie gravi (cardiopatie, tumori, morbo di Alzheimer, ipertensione, stress).  E poi si chiudono le piscine. Significa non avere rispetto dello sport e dell’economia, della trasparenza, dell’entusiasmo che porta a tuffarsi da un blocchetto».

Provvedimenti bocciati. Unanime sale il grido di dolore e di allarme al contempo. «Svegliarsi presto, apprezzare l’acqua fredda, puntare in alto, amare l’impegno quotidiano, fatto anche di sacrifici, può essere svolto in sicurezza», prosegue Rosolino.

Professionismo. «E’ davvero deleterio pensare unicamente all’alto rendimento. E’ chiaro che bisogna tutelare i campioni e chi ambisce a partecipare alle Olimpiadi di Tokyo 2020NE ma basta creare un paio di bolle e si risolve il problema», avverte il Cavaliere e Commendatore al merito della Repubblica italiana.

«Chiudere non è economicamente la soluzione più adeguata. Le piscine hanno bisogno di vivere. Interrompere per un mese, vuol dire spegnere la struttura per 90 giorni. L’impianto, in questo periodo, va svuotato del tutto oppure si è costretti ad impiegare tonnellate di cloro, con aggravio di spese notevoli non sostenibili da parte dei gestori».

Incredulità e sgomento. «Le strutture sportive e le piscine non meritano questa punizione», dichiara Rosolino, che evidenzia lapalissiane incongruenze. «Hanno sottolineato più volte che non è essenziale muoversi e poi in estate parte la campagna per salvare le persone che annegano. Siamo fieri di quelli che supervisionano le nostre coste, i nostri validi assistenti bagnanti».

Il campione olimpico, mondiale ed europeo dice la sua. «Il nostro mondo dell’acqua merita di più. Merita di avere persone limpide come le nostre acqua, che vengono trattate ma sono limpide». Infine auspica buonsenso.

«Confido in chi ci rappresenta e nella tutela dei nostri addetti ai lavori. Il ministro della Salute, onorevole Roberto Speranza, ci ha dato un po’ di speranza. La speranza è vana però, se si gonfiano le ruote e si scassa il motore. Dare il contentino è certamente importante e meglio di niente a tutti gli operatori del settore. Se la piscina veramente chiude, allora si dissolvono definitivamente le speranze», conclude Rosolino.  

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Il Mattino