Gli spacciatori dei baretti del Vomero: «Il malloppo con i computer, ora possiamo fare i pusher»

Gli spacciatori dei baretti del Vomero: «Il malloppo con i computer, ora possiamo fare i pusher»
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Quando videro la notizia in internet, iniziarono a ridere e a darsi di gomito. Lì, seduti ai tavolini di un bar nella zona di piazza Immacolata, non fecero misteri: il colpo a scuola, il furto dei computer è lavoro nostro. Parola di Davide, ex complice della banda di piazza Immacolata, per qualche periodo costretto a conservare la droga, forte di un lavoro onesto, quello di barista in un locale della zona collinare. Ed è ancora Davide a raccontare la nascita del gruppo di giovani pusher: «Videro la notizia del furto e non fecero alcun mistero, mi fecero capire che erano stati loro, poi il giorno dopo ho visto uno di loro caricare i computer in un'auto nera, mi dissero che li andavano a vendere a piazza Garibaldi. In un secondo momento mi mostrarono anche il malloppo dei soldi». Sono solo alcuni stralci delle accuse mosse nei confronti dei soggetti sospettati di aver razziato computer e notebook nella scuola Belvedere di vico Acitillo, vale a dire di Luca Chelucci, Sebastian Vatamanu e Matteo Marcianò. Su di loro gli inquirenti non hanno dubbi: «Non sono ladri di professione - si legge nell'ordinanza firmata dal gip Vincenzo Caputo - non è emerso che abbiano consumato altri furti analoghi, il colpo alla Belvedere «va considerato come propedeutico alla creazione di un capitale iniziale da investire nello spaccio». 

 
Eccola la nascita del gruppo di piazza Immacolata. Ore fermi sulle panchine, poi staffette giorno e notte. Sono i carabinieri a scoprire tutto, grazie alla «balena», un finto autocarro che ha stazionato per ore e ha consentito di ricostruire nomi e ruoli. Inchiesta dei pm Carrano e Prisco, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Rosa Volpe, sono decine gli episodi di spaccio ricostruiti. Colti sul fatto, i clienti hanno confessato di aver acquistato piccole dosi di hashish, marjuana e - in alcuni casi - cocaina dalla banda di piazza Immacolata. C'è Roberta che è una habitué. Chiama spesso e a tutte le ore: «Ciao amore - dice - mi dai una mano? Non ho trovato nessuno, siamo zero a zero, come posso fare?». Inizia la movida, l'area collinare si trasforma in un grande mercato a cielo aperto. Intercettati per mesi, li senti prendere appuntamento in «paradiso», che sta per vico Paradiso alla salute, dove abitano Mario e Pasquale Vastarelli, indicati come i fornitori dei giovani pusher. Poi c'è tanta droga «parlata», quella al telefono, per un appuntamento in «ospedaletto» (che sta per zona Ospedale Elena di Savoia) o all'esterno della Metro (zona Salvator Rosa), grazie a un frasario neanche tanto originale. Proviamo a sentire Peppe che chiama Alessandro, per chiedergli «un dolce alla Nutella in mezzo a San Gennarello; in altre conversazioni invece si parla di «angioletti alla Nutella molto bellina», mentre Ale rilancia con un «dolce al pistacchio a casa mia». Facile intuire - spiegano i carabinieri - che si parla di hashish e marjuana, dal momento che «nessuno dei soggetti intercettati è impegnato in attività legate al dolciario». Stesso discorso per l'acquisto di magliette «marroni» a casa del «nonnetto», espressione che rimanda ancora ai presunti fornitori della droga. Telefonate, appostamenti, sequestri mirati, confessioni. Torniamo al racconto di Davide il barista: «Ho consumato la droga che mi chiedevano di conservare, mi sono indebitato e mi hanno costretto a spacciare per loro. A volte erano violenti, mi davano schiaffi dietro la nuca, mi toglievano gli occhiali, una volta anche un calcio sul ginocchio. A comandare sono Luca Chelucci (o maranese) e Sebastian Vatamanu (detto Alin), ma sono anche che sono stati picchiati da alcuni ragazzi dell'Arenella, perché avevano capito che quella piazza stava funzionando bene, quelli dell'Immacolata stavano vendendo troppa droga». Ma torniamo all'episodio dell'assalto alla scuola Belvedere. Oltre alle accuse di Davide, ci sono anche le registrazioni in caserma, quando gli indagati vengono interrogati. Nessuno schermo per i giovani pusher della movida collinare.
 

In caserma Matteo Marcianò si lamenta con il presunto complice Sebastian Vatamanu: «Io non voglio sapere niente, io stavo fuori e ho sentito un bordello»; immediata la replica del giovane romeno: «Ma cosa è fratello? Tu non sai niente? Mica gli hai detto che stavo pure io?». E il dialogo va avanti: Matteo Marcianò: stanno cercando il chiatto (Giovanni Sterlino, scrive il gip), ora ti faccio vedere che succede; Sebastian Vatamanu: quello si nega tutto; Matteo Marcianò: «Se ti faccio vedere il chiatto cosa fa... glielo mette sopra il conto a loro...»; Sebastian Vatamanu: «Quello il chiatto non c'era proprio»; Matteo Marcianò: «No, il chiatto ci stava, ci stava, quello è venuto». Ora la parola passa agli indagati, che avranno modo di dimostrare la propria innocenza nel corso dell'interrogatorio di garanzia fissato in questo giorni. Finiscono ai domiciliari Luca Chelucci, Matteo Marcianò, Francesco Perna, Gennaro Giuliano, Romulus Dragone, Mario e Pasquale Vastarelli, Raffaele Martucci, mentre è chiaro il nuovo obiettivo degli inquirenti: «Impedire che sulle panchine di piazza Immacolata si piazzino altri pusher pronti a foraggiare la movida collinare».  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino