Covid a Terzigno, gli immigrati in isolamento tentano la fuga dal centro di accoglienza

Covid a Terzigno, gli immigrati in isolamento tentano la fuga dal centro di accoglienza
Sono circa le 8 del mattino quando dal centro di accoglienza straordinaria di Terzigno che ospita migranti, escono una cinquantina di persone. Hanno sacche a tracolla e borsoni,...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Sono circa le 8 del mattino quando dal centro di accoglienza straordinaria di Terzigno che ospita migranti, escono una cinquantina di persone. Hanno sacche a tracolla e borsoni, si avviano lungo la Panoramica del Vesuvio. I militari del drappello che sorveglia la struttura 24 ore su 24 ci mettono qualche secondo a realizzare: quei migranti, quegli stranieri che hanno attraversato il mare in condizioni disperate per cercare fortuna in Italia, per strada non ci possono proprio stare. Sono tutti formalmente in isolamento fiduciario perché dentro la struttura sono stati riscontrati cinque casi di positività al Covid-19. Tutti quelli che hanno condiviso i locali con i contagiati non possono uscire. Solo che i migranti di Terzigno da tempo stanno esibendo una certa irrequietezza: i casi di positività sono emersi un po' alla volta e loro da oltre un mese sono reclusi dentro il centro di accoglienza. Si sentono bene, non accettano la lunghissima quarantena.

LEGGI ANCHE Controlli al cimitero di Poggioreale: 11 denunciati

Già qualche notte fa avevano dato vita a proteste. Ieri mattina, hanno invece tentato la fuga. Immediatamente è scattata la caccia ai fuggitivi che, va detto, ieri non hanno mai agito con violenza. La maggior parte di loro ha provato a raggiungere la stazione della Circumvesuviana di Boscotrecase, altri si sono spinti fino a Torre Annunziata. Carabinieri e poliziotti, in assetto anti-sommossa, li hanno recuperati e convinti a ritornare a Terzigno. Qui, davanti al centro di accoglienza, è iniziata una lunga trattativa, un tentativo da parte delle forze dell'ordine di farli rientrare e ragionare. Spiegare loro che erano possibili fonte di contagio e che c'erano regole da rispettare non è stato facile. I migranti hanno risposto di essere stanchi di aspettare notizie da un mese, poi si sono lamentati del ritardo col quale vengono erogati i pocket money che devono consetire loro di porvvedere ai bisogni minimi quotidiani. Ci sono stati momenti di tensione, voce alta, qualche accenno a gesti inconsulti ma tutto è rimasto sotto controllo: la polizia non ha perso la calma e, un po' alla volta, i migranti sono tornati sui loro passi ed hanno fatto rientro dentro la struttura.

Ha pesato molto la paura di perdere i pur relativi benefici che li tengono dentro il centro di accoglienza straordinaria: si tratta di richiedenti asilo che aspettano da tempo che lo Stato italiano conceda uno status che consenta loro di vivere con una certa regolarità. Molti di loro vivono da diversi mesi a Terzigno e hanno fatto migliaia di chilometri per superare guerre e difficoltà economiche molto serie. L'idea di tornare ad essere degli irregolari, per di più potenziali vettori del coronavirus, li ha indotti a fare marcia indietro. Fino alla tarda serata, gli agenti del commissariato di San Giuseppe Vesuviano hanno cercato di capire se qualcuno mancava all'appello. In totale, sono stati poco più di cinquanta a tentare di scappare, su circa ottanta residenti. Ma il centro di accoglienza straordinaria di Terzigno resta una polveriera: la convivenza è difficile e si basa su un equilibrio piuttosto precario, come ha più volte testimoniato il gestore Massimo Esposito, che di recente ha chiesto l'intervento del Prefetto. I cinque casi di positività al covid si sono sviluppati nel giro di un mese, l'esito dei tamponi è arrivato centellinato e, così, gli ottanta migranti sono chiusi dentro da parecchi giorni. I cinque positivi sono asintomatici e fanno fatica a capire perché non possono uscire. Il resto lo fanno le difficoltà di comprensione della lingua e una certa diffidenza.

Leggi l'articolo completo su
Il Mattino