Italia Viva, la parabola dei renziani di Napoli: dal grande entusiasmo alla fuga

Italia Viva, la parabola dei renziani di Napoli: dal grande entusiasmo alla fuga
Non è buon momento per Italia Viva a Napoli. Liquefatto il gruppo in consiglio comunale appena una settimana dopo le regionali, ora è alla base renziana che esplode...

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Non è buon momento per Italia Viva a Napoli. Liquefatto il gruppo in consiglio comunale appena una settimana dopo le regionali, ora è alla base renziana che esplode il malessere. Delusi, amareggiati per un partito che dopo l'exploit delle regionali si è come arenato. «Dopo il voto delle regionali non c'è stato più nessun incontro. Anche della scelta delle primarie per San Giacomo l'abbiamo appreso dai giornali», spiega amareggiato Paolo De Luca, presidente della municipalità Vomero-Arenella che ora medita l'addio al partito con 4 consiglieri. E stessa aria si respira nei comitati renziani, quelli che dovevano essere il motore di Italia Viva. Anzi proprio quest'ultimi per dare una scossa al partito hanno organizzato due sere fa una riunione via zoom: «Per avere un po' di iniziativa politica dopo mesi di silenzio». 

Qualche mese fa Iv sembrava un partito inarrestabile. Capace, come è stato, di arrivare al 7.31 per cento alle regionali, la sua prima prova elettorale. Percentuale non raggiunta nemmeno in Toscana mentre in Campania ecco Iv diventare il quarto partito della regione e il terzo della coalizione di centrosinistra. Un boom, insomma. Senza contare palazzo San Giacomo dove, tra i primi casi in Italia, nasce il gruppo autonomo. La roccaforte renziana, insomma, non è Rignano ma all'ombra del Vesuvio. Scenario di qualche mese fa che si inizia a capovolgere un paio di settimane dopo le elezioni. Con Manuela Mirra che dà l'addio e crolla anche il gruppo a San Giacomo e i colleghi Gabriele Mundo e Carmine Sgambati si ritrovano esuli e senza patria. «Vox clamantis in deserto», dice oggi Mundo, ben 9mila preferenze alle regionali, per rendere plastico il suo malessere verso il partito. Ma la sostanza è una: i tre sono ormai lontani dal partito di Renzi. 

Nelle municipalità pure tira la stessa aria. «Dopo le regionali non si è visto più nessuno, non c'è mai stato alcun incontro e le decisioni sono calate dall'alto», racconta Paolo De Luca, ex Dema e ora presidente di Vomero-Arenella. Medita l'addio? «Io e quattro colleghi consiglieri di Iv ci stiamo pesando seriamente», dice. Antonio Iozzi, uno di questi 4 rincara: «Ma pare possibile che delle primarie e della candidatura di Gennaro Migliore, contro cui non ho nulla, lo apprendiamo dai giornalisti?», confessa il consigliere. Certo, qualcuno in Iv obietta che il gruppo del Vomero sia rimasto legato a Michela Rostan, parlamentare renziana che ha dato l'addio nei giorni della crisi del governo Conte, ma la sostanza è questa. Anche perché basta girarsi attorno e non ci sono più nemmeno i renziani della prima ora, i turborenziani insomma. Come Tommaso Ederoclite, ora nello staff elettorale di Antonio Bassolino, mentre pure in provincia ci sono crepe pesanti e malessere. Come quello di Tony Pannullo, ex sindaco di Castellammare, o di Monica Ascione di Torre del Greco (5mila voti alle ultime regionali). Mentre l'ex parlamentare Giovanni Palladino, motore delle liste delle regionali, incassata la nomina da dirigente a Trenitalia in quota Renzi, ha un po' mollato il lavoro di partito relegandolo a una sua fedelissima come Barbara Preziosi. E la sua assenza si sente. 

Delusione alta anche tra i comitati che sono stati la base della nascita del partito renziano. «Iv doveva nascere come un partito senza liturgie e correnti ma ci siamo trovati all'opposto: gestione leaderistica senza sentire la base. Io capisco che non doveva essere un partito solido ma nemmeno inesistente...», ragiona Antonio Solano, medico con la passione politica che dal nulla creò il comitato Crescita Napoli, il circolo renziano con più adesioni in Italia. E aggiunge: «Per questo ieri (due sere fa, ndr) noi comitati ci siamo autoconvocati per aprire una discussione». Con la decisione di varare il coordinamento Napoli 2030, con a capo lo stesso Solano e la D'Angelo, «e cercare di strutturare un partito dal basso. Noi però nell'incontro abbiamo rappresentato il nostro malessere alla Pagano e a Gennaro Migliore». Non nasconde il problema Graziella Pagano, ex parlamentare di lungo corso della scuola Pci e ora coordinatrice cittadina Iv: «Siamo in ritardo con l'organizzazione vera e propria del partito: capisco il malessere». E ora? «Sono grata ai comitati che portano avanti la discussione e su questo sono d'accordo: occorre accelerare per un coinvolgimento maggiore nella linea di partito. Io credo - aggiunge la Pagano - abbiano ragione a non essersi sentiti coinvolti e dobbiamo farlo. Mi riferisco non solo alla base ma anche a chi si è messo in campo alle ultime regionali consentendoci uno straordinario risultato. Persone come Mundo che hanno portato a Iv 9mila voti». 

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Il Mattino