Un branco di balordi. Questi i loro nomi: Antonio Alterio, 25 anni, Vincenzo De Sica, 18, Raffaele Piscopo, 18, già noti alle forze dell'ordine, Pio Simone Omezzine, 22...
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Ai quattro non sembrò vero. Incitato dagli amici, Omezzine, che guidava una Smart, dopo aver accelerato centrò in pieno Oussle Gnegne, che fu sbalzato dalla bici e ricadde pesantemente sull'asfalto. «Sentii un forte dolore al braccio - ricorda oggi il giovane - e capii che qualcosa si era rotto. Loro scesero dall'auto e cominciarono a picchiarmi, con calci, pugni e un lungo perno di ferro. Io li supplicai di smettere non so quante volte, e allora uno di loro, quello più grosso, mi gridò in faccia ti ammazzo». A Oussle fu diagnosticata una frattura scomposta, con novanta giorni di prognosi.
Tra i quattro balordi e la loro vittima, come hanno accertato le indagini, non c'era nessuna conoscenza. «Quando si calmarono racconta ancora l'ivoriano - riuscii a scappare e a nascondermi nel giardino di una scuola. Loro si misero alla caccia. Salirono sull'auto, fecero un giro intorno alla piazza, per poi fermarsi. Scesero e iniziarono a lanciare pietre, oggetti pesanti e bottiglie di vetro verso il giardino per farmi uscire. In dialetto gridarono: esci! ti uccidiamo oggi! dove pensi di andare? monnezza.». La vittima, nascosta dietro un cespuglio, ebbe comunque la forza di telefonare ai carabinieri e raccontare in diretta quello che stava subendo. I militari intervennero immediatamente salvando la vita al povero Oussle e fermando la Smart. Il giovane li identificò e mentre i quattro vennero portati in caserma, l'ivoriano fu accompagnato al pronto soccorso dell'ospedale San Giovanni di Dio di Frattamaggiore.
Ma c'è di più ed è un particolare importante. Oussele Gnegne nella denuncia specificò di essere stato picchiato, minacciato ma non fatto oggetto di frasi a sfondo razzista. Un passaggio che ha evitato ai quattro una accusa ancora più grave. «Ora miglioro ma lentamente dice Oussele - ho tolto il gesso ma c'è poca calcificazione, dovrò tornare in ospedale. L'Italia non è un Paese razzista. Sono qui da tanti anni e amo questo paese. L'arresto è la conseguenza di quello che mi hanno fatto. Io non sono contento se una persona finisce in carcere, compresi quelli che mi hanno aggredito, ma io non avevo alcuna colpa, stavo andando a lavorare». Come dire quando la dignità non si compra, non dipende dal colore della pelle, ma solo dal fatto se sei una persona vera. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino