Due occhi vispi e un sorriso scugnizzo per ricordare a San Pietro a Patierno che anche partendo da qui si può vincere. Tra qualche giorno, spunterà il volto di Nino...
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Così, dopo il San Gennaro donato a Forcella, il Maradona e il Che Guevara che giganteggiano a San Giovanni a Teduccio, l'Enzo Avitabile a Ponticelli, la Rosa Parks di Quarto, la Sibilla Cumana di Bacoli, l'Angela Davis e il Pasolini di Scampia e in attesa del Pino Daniele che doveva arrivare alla stazione e attende una nuova destinazione, Jorit dedica un tributo al menestrello degli amori poveri che ha spianato la strada a legioni di neomelodici, confermando ancora una volta la scelta, insieme artistica e politica, dei protagonisti delle sue opere e dei luoghi che le ospitano.
E forse non è un caso che sia proprio una palazzina popolare la tela di cemento sulla quale l'artista rappresenterà D'Angelo, con quei segni rossi sulle gote che sono la sua firma. Uno spazio che il pittore en plein air ha cominciato ad occupare con una frase presa in prestito da «Jammo ja»: «A campa'cu a pacienza è o cchiù grande equilibrio pe chi po' cade'».
«Non ci posso credere, ho le lacrime agli occhi», commenta su Facebook il cantante, 63 anni. «Il grande artista Jorit, che ha disegnato i volti di tanti eroi del nostro tempo in tutto il mondo, farà un murale dedicato a me proprio a San Pietro, quartiere dove sono nato. Questo soprattutto grazie ai miei concittadini che, ancora una volta, mi hanno voluto dimostrare il loro affetto», continua l'ex ragazzo della curva B: «Sono stato sempre fiero di rappresentare questa gente che ha fatto dei propri sentimenti la sua grande ricchezza. Qui ho imparato che la fratellanza non è solo una parola, ma capire il bisogno di chi attorno a te vive male, e ho abbracciato la comunità, quella vera, che mi ha insegnato l'importanza del vivere insieme, nel bene e nel male. L'adattarsi, il sapere di essere migliore e accettare di non arrivare mai primo e che noi non saremo mai NOI, ma solo quello che gli altri vogliono che siamo». Poi, una promessa: «Il tempo che mi rimane mi piacerebbe spenderlo per costruire un esercito di intelligenze affinché anche gli ignoranti capiscano che la cultura è come l'aria: un diritto di tutti». In nome di questa corrispondenza, a suggellare il legame tra il patrono laico del quartiere degli «scarpari» e la sua gente, prenderà forma il volto di Nino, presenza immanente in questo sobborgo che langue nell'abbandono, tra Capodichino e Casoria.
Il Mattino