Siamo sicuri di conoscere tutto sulle origini dell'eleganza napoletana, abbiamo svelato davvero tutti i segreti del suo tipico stile rilassato e informale? Si citano sempre le...
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Oggi, nei luminosi saloni della maison, si concentra l'intero universo dell'eleganza maschile (e non solo, borse scarpe e foulard sono destinati anche alle signore). Nei banchi che profumano di legno si snodano in sequenza quattromila diversi tessuti, quasi tutti di provenienza inglese, da cui i sei sarti della casa ricavano non più di 15/20 abiti al mese. «Siamo quelli di una volta, una nicchia che fa numeri bassi dice Ugo Abbiamo mantenuto l'impostazione sartoriale artigianale classica. Processi industriali zero, abiti cuciti a mano, tele interne di crine di cavallo, ferrei vincoli di produzione». Punto di forza della giacca napoletana, come tutti sanno, la spalla a camicia con il giro stretto, culmine della ricerca di uno stile morbido e dalla vestibilità unica. Allo stesso modo si procede per la confezione delle camicie su misura e delle cravatte sette pieghe, novemila tra foderate e sfoderate, tra sete stampate e sete tessute, con una serie di collezioni raffinatissime legate all'arte (il Melograno simbolo di aggregazione, la Cornucopia simbolo di prosperità, omaggio alla scagliola napoletana del Settecento), alla storia della città (con elementi che riproducono la Cassa Armonica, il Real Passeggio di Chiaia, Castel dell'Ovo), alle razze di cavalli napoletani (il Salernitano, il Napoletano, il Persano). Accessori importanti della collezione Cilento sono anche le calzature, piccoli capolavori per pochi intenditori. Lavorazione esclusivamente campana, 180 modelli, 150 pellami diversi di alta qualità come il camoscio inglese, i vitelli francesi e inglesi, il cordovan. Disegnate e realizzate per clienti speciali, sono esemplari unici fatti interamente a mano, con cura minuziosa. «In base alla complessità del disegno si può arrivare anche a otto mesi di lavorazione».
La maniacale attenzione ai dettagli è stata da sempre la cifra stilistica di famiglia, impegnata nella ricerca di tessuti, lane, sete, pellami. Proprio in virtù di questo perfezionismo, Ugo è riuscito con la sua autorevolezza a convincere un grande marchio internazionale come Dormeuil a riproporre con successo il mitico tessuto Sportex che stava per uscire di produzione. E sempre in nome della stessa passione, ha raccolto attorno a sé nelle stanze-salotti di Chiaia straordinari pezzi d'epoca e un piccolo museo d'impresa con capi del Settecento, cimeli storici, bronzi della scuola di Gemito, manichini ottocenteschi in legno di mogano, livree di famiglia, strumenti di sartoria, mobili antichi, come un biliardo mirabilmente intarsiato, che rivivono con nuove funzioni. La boutique Cilento è un luogo di rara suggestione che si apre a scoperte continue come i cassetti delle meraviglie pieni di cravatte, la collezione di gemelli, la nuova linea di fragranze con i nomi legati alla tradizione, dalla Manica a Mappina (quella priva di imbottitura) alla Semmenzella (i chiodini del calzolaio). Prima ancora di vendere, a chi mi fa visita voglio regalare cose belle, stimolare il gusto per la nostra storia sostiene Ugo. Anche questo è un contributo alla crescita della città. «Ne sono profondamente convinto. E ho voglia di credere in una Napoli positiva, che migliora e si dà da fare, una Napoli che vuole tornare agli antichi splendori». Per questa Napoli neo-capitale ci vorrebbe forse uno stile meno grossolano e massificato... «Giusto. Noi facciamo la nostra parte. A chi mi porta le foto con un abito indossato da un personaggio famoso cerco di far capire che lo stile è saper governare quello che si indossa. Se l'abito è più forte della nostra personalità, riusciremo solo a vestire male. Mai copiare, mai imitare, nessun capo va bene per tutti». Senza cadere nella monotonia, però. Non è chic neanche un look ingessato e troppo classico... «Certo, non sono contrario a qualche stravaganza. Ma bisogna fare attenzione, la linea di confine è molto sottile. Basta quel pizzico in più e si precipita nel cattivo gusto». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino