Un piccolo gioiello di epoca romana semisconosciuto, dimenticato dagli anni che passano e da tanta indifferenza. Adesso l'ipogeo di Caivano conservato e ricostruito...
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Si tratta di un ipogeo funerario, rinvenuto nel centro in provincia di Napoli nel 1923 e successivamente trasportato al
Museo Archeologico Nazionale. Il monumento è altamente suggestivo: presenta infatti una ricca ricca decorazione dipinta che ben testimonia la pittura funeraria romana tra la fine del I e l’inizio del II sec. d.C. e che è stata studiata stato dall'architetto Olga Elia che produsse una relazione con tanto di apparato illustrativo pubblicata nella serie dei Monumenti Antichi della Reale Accademia Nazionale dei Lincei del 1931.
L'ipogeo si trovava originariamente in via Libertini. La località in cui sorge Caivano fu abitata anticamente da piccoli nuclei di osco-sanniti. Successivamente il territorio fu via via interessato da ondate migratrici di atellani in fuga dalla loro città. Dopo la seconda guerra punica, quando nel 216 per la defezione da Roma durante la seconda guerra punica Atella fu saccheggiata e distrutta, il piccolo villaggio osco si popolò fino ad assumere i caratteri di un vero e proprio centro abitato, chiamato praedium Calavianum o Calvanium, ovvero podere della gens Calavia, una famiglia capuana un cui ramo era stata immessa nel possesso del preesistente villaggio per la fedeltà mostrata a Roma durante la seconda guerra punica. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino