META – Per più di sei anni è rimasta in silenzio. Ha incassato tacitamente le accuse di vigliaccheria lanciate da gran parte dell’opinione pubblica e le...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
La 21enne, che negli ultimi giorni ha deciso di aprire una contatto su Facebook «per dire come stanno le cose», ne ha per tutti. Soprattutto per il capitano di fregata Gregorio De Falco, ora candidato al Parlamento col Movimento 5 Stelle. Sì, proprio lui, l’ex capo della sala operativa della Capitaneria di porto di Livorno che nella notte del naufragio, quando la Costa Concordia colava a picco al largo dell’isola del Giglio, intimò al comandante Francesco Schettino di prendere in mano le redini della situazione. «Salga a bordo, c****»: ecco le durissime parole di De Falco che, nei giorni scorsi, è stato accusato di essersi reso protagonista di un presunto episodio di violenza domestica ai danni di moglie e figlie (vicenda poi smentita dalle dirette interessate). Ed è proprio su quest’ultima storia che Rossella Schettino si concentra in un lungo post su Facebook.
«Ciò che mi indigna è che sia proprio De Falco a ritenersi vittima di una strumentalizzazione mediatica, proprio lui che con quella celebre telefonata crocifisse mediaticamente mio padre – scrive la ragazza - Quale tutela ebbi io che all’epoca avevo 15 anni? Quale rispetto e tutela ci fu nei miei confronti? Queste cose non gli interessavano quando rilasciava certe dichiarazioni? Chi diede quella telefonata in pasto ai giornali? Ma davvero vogliamo parlare di cosa sia la strumentalizzazione mediatica? La più grande strumentalizzazione mediatica mai fatta in Italia è stata proprio la sua telefonata dai toni volgari, aggressivi, intimidatori e totalmente inutile ai fini della gestione dell’emergenza». Secondo Rossella Schettino, l'intervento di De Falco non contribuì a risolvere il disastro provocato dall’impatto tra la Costa Concordia e gli scogli: «Ignorava completamente le informazioni e non era interessato a collaborare con chi era sul campo come mio padre. Continuava a dare ordini impraticabili come quello di risalire a bordo di una nave ribaltata di 90 gradi, faceva richieste inutili come la conta e la suddivisione dei passeggeri».
Nella memoria di Rossella, comunque, a essere vivo è soprattutto il ricordo della telefonata intercorsa tra il padre e De Falco: una conversazione che contribuì ad accreditare l’immagine di uno Schettino vigliacco e impreparato, esponendolo alle critiche (spesso poco consapevoli) dell’opinione pubblica di tutto il mondo. «Fu utile solo a lui che ottenne la visibilità e la notorietà cui ambiva - conclude la 21enne - Quella telefonata doveva rimanere agli atti processuali come tutte le altre intercorse quella notte. Invece, stranamente, il file venne fatto pervenire alla stampa come se una lunga mano sapesse esattamente dove attingere. Ricordo che a seguito di quella divulgazione venne aperto un fascicolo per fuga di notizie dimenticato poi chissà dove e chissà perché». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino