«Una notizia che mi rattrista profondamente. Quanto ci hai fatto ridere, riflettere, pensare. Hai raccontato Napoli come pochi altri. Ciao Luciano!». Così...
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«Luciano De Crescenzo è stato uno dei più grandi conoscitori dell'animo napoletano e meridionale. Scrittore, regista, attore, personaggio televisivo, ingegnere, filosofo: un uomo immensamente colto, i cui libri sono stati tradotti in 19 lingue. Anche lui ci lascia in una settimana tristissima per la cultura italiana. Lo voglio ricordare con uno dei passaggi più forti del capolavoro Così parlò Bellavista, il monologo in cui parla della camorra e dei camorristi, una lezione come altre, con una sottile ironia ma piena di saggezza». Così la presidente del Consiglio regionale della Campania, Rosetta D'Amelio, sulla sua pagina Facebook.
«Luciano De Crescenzo è una perdita incolmabile ma il suo genio guizzante scintillerà nel nostro Pantheon. Il suo stile creativo e divulgativo è stato e resterà inconfondibile. Un singolare ed unico modo di declinare colto e popolare. Trasmettere la passione della conoscenza in stile maieutico nel "corpo" della città. Inventore con Riccardo Pazzaglia di un corpus linguistico che appartiene ormai alla Koine dei napoletani. Ricordiamo con commozione il riconoscimento che il Sindaco gli aveva conferito e che gli procurò una delle non tante gioie degli ultimi anni. Ciao filosofo di tutti i cittadini della Nea/Polis» è l'omaggio affranto dell'assessore alla cultura Nino Daniele.
Anche l'ex sindaco e governatore Antonio Bassolino ha partecipato al dolore: «De Crescenzo è stato un uomo di grande cultura, di fine ironia, di naturale simpatia: un vero signore, un ambasciatore di Napoli nel mondo. Quando decidemmo di fare per la prima volta il capodanno in piazza del plebiscito gli chiesi di venire per stare tutti assieme e fare un brindisi alla città. Immediata fu, assieme a Marisa Laurito, la sua entusiastica adesione: grazie di tutto e un bacio, Luciano».
«Nessuno è stato in grado di fondere filosofia e vita quotidiana come ha fatto Luciano De Crescenzo. Il suo brillante spirito, squisitamente partenopeo, ha appassionato milioni di lettori in Italia e nel mondo. Il cielo di Napoli da oggi ha una stella in più. Ciao Luciano». Così Mara Carfagna, coordinatrice nazionale di Forza Italia e vicepresidente della Camera, su Twitter.
«Addio a Luciano De Crescenzo, che dalla narrativa allo spettacolo ha saputo catturarci con la sua 'filosofià e la sua ironia. È un giorno triste per Napoli e per l'Italia». Così su Twitter Mariastella Gelmini, presidente dei deputati di Forza Italia.
«È morto Luciano De Crescenzo: attore, regista, scrittore e conduttore italiano. Sempre attuale questa sua interpretazione - tratta dal film 'Così Parlò Bellavista' - in cui denuncia e ridicolizza la camorra. Se ne va un grande personaggio amato nella sua Napoli e in tutta Italia. Riposa in pace Luciano». Lo scrive su Facebook il presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni.
«Con Luciano De Crescenzo se ne va uno scrittore e un regista brillante, un divulgatore filosofico come pochi». Lo dichiarano, in una nota congiunta, i deputati e i senatori del MoVimento 5 Stelle nelle commissioni Cultura. «Lo salutiamo, stringendoci ai suoi familiari, non dimenticando il suo contributo culturale per il nostro Paese e il dipinto straordinario che ha saputo fare del suo territorio - aggiungono - In modo ironico e mai banale, ha raccontato Napoli nei suoi vizi, nelle sue contraddizioni e nella sua bellezza con film che sono rimasti nell'immaginario collettivo per le loro scanzonate, ma profonde note».
«Napoli piange il suo ingegnere filosofo. Luciano De Crescenzo, gigante della cultura contemporanea, con le sue brillanti opere ha interpretato l'anima del popolo partenopeo, conquistando il cuore degli italiani», lo scrive in una nota di cordoglio il Sottosegretario di Stato alla Difesa Angelo Tofalo.
«Ciao Luciano! Napoli perde una parte di sé e l'Italia un'altra figura importante del mondo della cultura. Col tuo umorismo ci hai raccontato Napoli e la tua filosofia. Nessuno avrebbe mai pensato a te come un ingegnere informatico con la capacità e la profondità di raccontare e di far riflettere col sorriso. Di sicuro starete insieme tu ed Andrea Camilleri a chiacchierare e a sorridere delle piccolezze che accadono quaggiù». Così Giovanni Sgambati, leader della UIL Campania.
«Siamo profondamente addolorati dalla morte di Luciano De Crescenzo. Ci lascia un uomo che era espressione della migliore napoletanità, genuina ma non stereotipata. Abbiamo avuto modo di incontrarlo in più occasioni, potendo così godere della sua saggezza e immensa simpatia. Una delle sue ultime uscite pubbliche con migliaia di persone è stata proprio in occasione della proiezione di “Così parlò Bellavista” che abbiamo organizzato per festeggiare il trentennale dell’uscita del film nelle sale». Lo affermano il consigliere regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli e il conduttore de “La Radiazza” su Radio Marte Gianni Simioli. «Una figura come quella di De Crescenzo mancherà a tutti i napoletani e non solo. Le sue capacità poliedriche gli hanno permesso di esprimere una visione diversa della città che in un periodo storico estremamente complesso come gli anni Settanta-Ottanta. Il suo ricordo resterà vivo in tutti i coloro che hanno apprezzato la sua intelligenza e l’avanguardia dei suoi punti di vista».
«Luciano De Crescenzo - afferma il Presidente dell'Ordine degli Ingegneri di Napoli Edoardo Cosenza - mi è caro non solo perché è stato un grande napoletano, ma anche perché ha sempre ricordato con orgoglio le sue origini professionali come ingegnere. La nostra professione - prosegue la nota - implica la capacità di connettere dati e informazioni e mi piace pensare che questa dote, in parte, lo abbia anche reso il grande scrittore e il brillante divulgatore di filosofia che ha saputo essere. E De Crescenzo, oltre a connettere dati, ha saputo connettere i cuori dei tanti che oggi ne piangono la scomparsa, ma che al tempo stesso sorridono, ricordando le tante perle della sua filosofia di vita e dei suoi memorabili film».
Il mondo dello spettacolo
«Purtroppo Luciano ci ha lasciati. Ho tanti, tantissimi ricordi con lui. Abbiamo avuto un'amicizia che non si è mai incrinata nemmeno per un attimo». Renzo Arbore parla con la voce rotta dal pianto dell'amico Luciano De Crescenzo, morto oggi a Roma. «Abbiamo fatto insieme film, zingarate, trasmissioni tv e passato tanto tempo insieme. Quando lui scriveva i suoi libri, spesso io li presentavo. E in tanti anni non abbiamo mai avuto nemmeno una discussione, come due persone che si vogliono molto bene. Luciano era persona buonissima, non l'ho mai sentito parlare male di qualcuno, nemmeno quando un critico bocciava una sua opera. Gli unici litigi li faceva con i computer, con cui lui aveva a che fare, da ingegnere informativo, quando ancora noi non sapevamo nemmeno cosa erano». «Tra le altre cose che ho imparato di lui, forse la più importante è l'umorismo napoletano raffinato, di cui era maestro. Da signore quale era. Con Marisa Laurito e altri amici stiamo pensando al modo migliore per salutarlo. Credo che lo ricorderemo domani in Campidoglio e dopodomani lo accompagneremo a Napoli, doveva voleva essere riportato assolutamente», conclude Arbore.
«Oggi si è spento un faro.
«Era il perfetto erede dell'illuminismo napoletano, una persona di grande umorismo e tolleranza, di fine educazione e insieme capace di battute sempre folgoranti e divertenti». Piero Angela ricorda così De Crescenzo che conosceva bene: «Intanto aveva quasi la mia età, ci separavano solo poche settimane. E poi ci siamo incontrati diverse volte - racconta - l'ultima a cena a casa di Marisa Laurito: in quella occasione era molto chiuso in se stesso, aveva perso quel modo brillante di porsi». Tra i tanti ricordi, Piero Angela cita un episodio avvenuto durante le riprese del film Così parlò Bellavista, che gli aveva raccontato lo stesso De Crescenzo: «Durante una pausa della lavorazione, un signore si avvicinò e gli disse: 'Dottò, venga a casa mia, devo farle vedere una cosa che apprezzerà'. E Luciano: 'Guardi che ho da fare, sto lavorando'. Ma poi, dopo diverse insistenze, ci andò. E quel signore gli mostrò un piccolo quadro appeso alla parete, coperto da una specie di sipario, con una candelina davanti come si fa con i santi. 'Ma chi è, San Gennaro?, chiese De Crescenzo. L'uomo tirò il cordino del sipario, e venne fuori un grande punto interrogativo. Insomma, era un altarino al dubbio: simbolo perfetto di quello scetticismo elegante che solo a Napoli può esistere».
«Oggi è il 32 Dicembre. Ingegnere, grande filosofo, scrittore, attore, regista, musicista. Camilleri già ha trovato una compagnia, e che compagnia! Grazie per aver fermato il Tempo... non solo Napoli ti piange». Così Angelo Branduardi ricorda su Facebook Luciano, allegando al post lo sketch 'Non esiste il tempo'.
«Luciano De Crescenzo era un 'napoletano del mondo', un grande scrittore, regista e artista e una bella persona. Lo conoscevo da sempre, ho imparato tutto da lui». Così Nino D'Angelo ricorda con commozione l'amico morto oggi pomeriggio a Roma. «Quando arrivai a Roma negli anni '80 giocavamo insieme nella Nazionale attori - racconta il cantautore- con noi c'erano anche Troisi, Verdone e Montesano. Luciano amava molto la canzone napoletana e adorava la sua città, infatti non la giudicava mai perché diceva sempre che era troppo di parte. Non lo sentivo da qualche anno perché so che stava male. Lo ricorderò per sempre con grande affetto», conclude D'Angelo.
«È dura parlare oggi di Luciano perché abbiamo passato tanto di quel tempo insieme. Non me la sento di raccontare il personaggio, è sempre stato una persona. E la sua energia era accompagnata da quel disincanto napoletano che lo rendevano unico». Così Roberto D'Agostino ricorda l'amico. «Luciano - prosegue D'Agostino - aveva un amore per il suo pubblico incredibile. Non ha mai avuto alcun tipo di supponenza, era molto diverso da tutto il resto del mondo intellettuale italiano, che infatti non lo ha mai amato, non lo ha mai preso sul serio. Lui faceva un lavoro egregio di divulgazione e aveva quella filosofia napoletana che lo aiutava a sdrammatizzare tutto. Se ne fotteva. Ma resta il fatto che gli è mancato quell'applauso che invece meritava», conclude.
Il Mattino