Caso mandragora, ancora allarme: «L'agricoltura è senza controlli»

Caso mandragora, ancora allarme: «L'agricoltura è senza controlli»
Controlli di qualità in ogni fase della filiera, tecnici specializzati e agronomi nei mercati, isolamento e bonifica dei terreni abruzzesi contaminati dalla mandragora per...

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Controlli di qualità in ogni fase della filiera, tecnici specializzati e agronomi nei mercati, isolamento e bonifica dei terreni abruzzesi contaminati dalla mandragora per salvaguardare le produzioni di spinaci e di ortaggi a foglia della Campania. Solo così, dice Giuseppe Ceparano, presidente dell'Ordine degli Agronomi di Napoli e provincia, si potrà evitare una nuova emergenza per la salute dei consumatori.

Presidente, cosa ci insegna questa vicenda?
«Ci insegna che c'è un vuoto di tecnici e agronomi nelle strutture mercatali e a tutti i livelli della filiera. Nel grande mercato di Volla, in particolare, che rifornisce i rivenditori di gran parte della provincia, non ci sono esperti e tutto è affidato al venditore che però è impegnato a vendere e non può certo sostituirsi a chi deve fare i controlli. Al massimo ci sono i veterinari dell'Asl, che però hanno altre competenze. Quanto è accaduto al mercato di Volla è emblematico: vi erano otto bancali contaminati, uno dei quali è finito al mercato di Pozzuoli, e su nessuno erano stati effettuati controlli».

Ma come è arrivata quella verdura contaminata a Volla, e da qui alle tavole di tante famiglie?
«Tra le ipotesi ci metterei la meccanizzazione: prima c'erano gli agricoltori che facevano la raccolta e conoscevano ciò che raccoglievano, ora ci sono le macchine. Non escluderei anche l'utilizzo di personale non qualificato sia in fase di produzione che in fase di selezione e di vendita. In ogni fase comunque è mancato il controllo di qualità, che invece si fa per i prodotti congelati e nella grande distribuzione».

Cosa si poteva fare e non si è fatto?
«Un problema analogo si era verificato lo scorso anno a Roma. Sono in contatto con una donna che rimase intossicata a causa di broccoletti provenienti dalle parti di Avezzano e che erano stati contaminati dalla mandragora. Questo è il momento dell'anno in cui c'è maggiore presenza di alcaloidi e la storia ci avrebbe dovuto insegnare che occorreva andare in quelle zone dell'Abruzzo per isolare e distruggere la mandragora, che in quei terreni prospera per una serie di fattori naturali e climatici».

Quindi dov'è il buco?
«Lo ribadisco, nel controllo. Mancano esperti, mancano figure per il riconoscimento botanico. Un agronomo in un mercato potrebbe riconoscere ciò che i venditori non vedono».

Quali sono i pericoli per il settore?
«La distruzione del mercato campano. Penso ad Afragola, Acerra, Frattamaggiore dove vengono coltivati gli spinaci e che ora pagheranno in termini di produzioni e vendite per quanto è accaduto in Abruzzo».

Come ci si difende?
«Mettendo in campo risorse e competenze. Certo i consumatori possono rivolgersi alle grandi catene di distribuzione, ma così facendo si andrebbero a distruggere le produzioni locali e tipiche dei nostri territori. Sono questi ultimi che vanno tutelati, perché offrono una varietà di prodotti che la grande distribuzione, che mira alla standardizzazione, non avrà mai».

Sono gli agricoltori o i venditori a fare resistenza?
«Non c'è abbastanza consapevolezza dei rischi. Basta guardare come le grandi aziende del congelato pubblicizzano le verdure congelate enfatizzando la figura dei tecnologi alimentari».

Ci sono altri pericoli da cui guardarsi?
«Un'altra erba molto tossica è lo stramonio, cresce nel mais. Ma anche in questo caso con controlli di qualità a tutti i livelli della filiera si possono evitare casi come quelli accaduti a Pozzuoli e nelle altre città della Campania con gli spinaci».

Qual è la priorità, per ripartire?


«Voglio lanciare due appelli. Il primo alle istituzioni: le strutture mercatali vanno dotate di figure tecniche che abbiano competenze ben precise. Il secondo appello è quello di isolare al più presto i terreni, in particolare nella Piana del Fucino: occorre capire se davvero c'è mandragora, bonificare ed evitare coltivazioni di ortaggi a foglia».

 

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Il Mattino