Maradona, il flop del museo a Napoli: ricordi e cimeli restano negli scatoloni

Maradona, il flop del museo a Napoli: ricordi e cimeli restano negli scatoloni
Il sacrario di cimeli, ricordi e doni d’amore di Napoli per Maradona si sarebbe dovuto trasformare in una mostra al Museo Filangieri, senza parlare del Museo che il Comune...

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Il sacrario di cimeli, ricordi e doni d’amore di Napoli per Maradona si sarebbe dovuto trasformare in una mostra al Museo Filangieri, senza parlare del Museo che il Comune avrebbe dovuto istituire – stando agli annunci fatti – nella pancia dello Stadio di Fuorigrotta. Sciarpe, maglie, scarpini, fotografie, lettere, a rappresentare la passione di tutti i tifosi, grandi e piccini, e a raccontare ogni piccolo grande personale momento di vita, di gioia e di condivisione, l’essersi sentiti parte integrante di una storia meravigliosa e vincente come furono gli anni dei due scudetti e della Coppa Uefa, quelli in cui la maglia azzurra numero dieci era sulle spalle del giocatore più forte di tutti i tempi. Napoli ha omaggiato il suo indimenticato Diego per settimane, sotto la pioggia, con il freddo, di giorno, di notte. È stata una processione spontanea dal giorno della sua morte, il 25 novembre 2020. Tutto questo amore dov’è finito? Da nove mesi, ad ammuffire, dentro a centinaia di scatoloni di uno sgabuzzino dello stadio che oggi è intitolato al campione argentino. 

Era il giorno dell’Immacolata dello scorso anno, quando fu deciso di dedicare a Maradona la mostra “Sinfonia di una felicità: Napoli es mi casa”, un’esposizione temporanea, grazie all’intesa tra il direttore del museo Paolo Jorio, il sindaco di Napoli Luigi de Magistris, l’allora assessore alla Cultura e al Turismo del Comune Eleonora de Majo e l’assessore allo Sport, Ciro Borriello. L’idea era quella di mettere sotto i riflettori quanto accaduto a Napoli, alla notizia della scomparsa di Diego Maradona. «Non saranno, però, solo parte delle migliaia di cimeli dei tifosi raccolti dal Comune all’indomani della scomparsa di Diego – veniva spiegato in una nota del dicembre scorso -, a far parte della mostra, ma anche immagini, foto, audio, suggestioni che aiuteranno a comporre un viaggio in una storia emozionante con tutto ciò che ha contribuito a creare e a donare a Napoli e agli appassionati di tutto il mondo una vera e propria sinfonia della felicità». È passato quasi un anno ed è tutto fermo tra burocrazia, lavori al Museo, le elezioni, le dimissioni dell’assessore de Majo (che stava seguendo il progetto insieme a Borriello, anche lui dimissionario, ma per motivi elettorali) e l’inchiesta giudiziaria sulla statua di Maradona, che coinvolse soggetti impegnati anche sul capitolo Museo. Insomma la palla passa al prossimo sindaco. 

Il direttore del Museo Filangieri Paolo Jorio non ha abbandonato l’idea e rilancia: «Uno dei motivi per i quali non siamo riusciti a organizzare la mostra riguarda i lavori di restyling che stiamo facendo al museo. Sono lavori finanziati dal ministero delle Infrastrutture e Beni culturali che sono stati prorogati per 7 mesi. Non abbiamo il museo agibile completamente e quindi abbiamo deciso di riprogrammare la mostra magari per il maggio prossimo. Si potrebbe pensare al 10 maggio, data in cui cade la ricorrenza del primo scudetto. Ma non dipende solo da noi perché è una mostra in collaborazione con la Rai. Inoltre ci sono stati anche problemi politici, perché l’assessore con la quale iniziammo a collaborare si è dimessa e la cosa si è un po’ arenata. L’ex assessore allo Sport Borriello invece chiarisce: «C’è grande rammarico per il lavoro avviato, che poi per vari motivi ha visto dei rallentamenti. C’è stata un’azione giudiziaria, che seppur su altri aspetti, ha comunque distolto l’attenzione dalla vicenda della mostra, ma è una cosa che si farà, ne sono certo e la porteremo avanti». Il capitolo museo allo stadio Maradona è tutta un’altra storia, ma forse ancor più complessa. Bisognerà trovare un’intesa tra il Comune e il Calcio Napoli per poterla realizzare. Sperando che i rapporti tra futuro sindaco e patron del club siano meno turbolenti di questi ultimi dieci anni. 

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Il Mattino