Napoli, il fumettista misterioso: ​«In miti i volti del centro storico»

Napoli, il fumettista misterioso: «In miti i volti del centro storico»
C'è poesia nei suoi fumetti di strada, liberamente ispirati a personaggi e storie familiari, eppure così poco indagati. C'è il tratto nascosto, oscuro...

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C'è poesia nei suoi fumetti di strada, liberamente ispirati a personaggi e storie familiari, eppure così poco indagati. C'è il tratto nascosto, oscuro e sospeso di questo tempo, il riscatto nel dare nome e voce a quanti restano ai margini. Esclusi o ignorati, sono i volti rivelati da Coi che caratterizzano la sua sensibilità artistica, mentre il suo nome preferisce tenerlo segreto. Lui è un napoletano di 29 anni diplomato all'Accademia e insegnante di discipline pittoriche e grafiche nei licei. Un ragazzo che vive nel suo tempo e lo descrive in bianco e nero, e si intristisce quando si parla di «precari» nella scuola, e non solo. Occhiali, capello folto, camicia con i bimbi ebrei che giocano a biglie, «muse» sotto casa. Coi vive e lavora nel centro storico, ritraendolo appunto. Così un suo disegno ha per protagonista un'anziana donna che chiede «una moneta per una poesia». È il numero zero. Il fumetto dà inizio a una serie.


 


«L'intenzione è quella di proseguire con cadenza mensile prodotta da Apb grafica, in vico San Pietro a Majella, e creare intorno alla pubblicazione una lenta e naturale rete di diffusione, coinvolgendo le librerie ma anche i commercianti che hanno interesse per questo tipo di linguaggio e soprattutto per il progetto, che è autofinanziato», spiega Coi. Tra i sostenitori e distributori, Pino de Stasio, titolare del bar all'angolo tra via San Sebastiano e il campanile di Santa Chiara (nonché consigliere di Municipalità), ne condivide l'idea di fondo, ovvero mitizzare personaggi e situazioni che conosce solo chi quotidianamente frequenta la zona. Maria D'Agostino, ad esempio, la signora delle poesie: è presente nel centro storico più di tante altre figure e appartiene a questo tempo. Ma, fa notare Coi. «non è stata scritta una riga su di lei, che scrive a mano i bigliettini e li decora con i glitter: propone qualcosa che ha una sua forza». Il secondo numero è dedicato a una coppia nota soprattutto dai giovani della movida: Peppe Spritz e Cammarota, titolari di due locali, in piazza Bellini e ai Quartieri Spagnoli, ed entrambi parlano in dialetto. Un dialetto sbagliato riportato su carta con tutte le imprecisioni del caso. E il terzo numero dato alle stampe è ancora diverso. «Protagonista del fumetto è un venditore di rose dello Sri Lanka, napoletano a tutti gli effetti», spiega l'artista che è conosciuto tra Santa Chiara e Montesanto, ma usa uno pseudonimo. «Per concentrare l'attenzione esclusivamente sul progetto, diverso dai precedenti che ho firmato con nome e cognome», sostiene. Chissà se punta anche a replicare il successo di Elena Ferrante o di Liberato, oppure vuole solo essere la «bella copia» di se stesso. Di certo, dal suo osservatorio, il centro storico è cambiato negli ultimi anni. «E il cambiamento è visibile, e in meglio, sotto certi aspetti. Il centro storico oggi è affollato dai turisti ma non ha smarrito la sua identità, e non penso che possa perderla, anche se si trasforma continuamente». Il giovane parla e i motorini sfrecciano accanto alla sua bici elettrica piegata all'angolo del bar. «Sarebbe bello se Napoli diventasse una città più europea sul piano dei servizi», sospira, e spiega: «Penso ai trasporti pubblici, la principale difficoltà è la mobilità, spostarsi da un quartiere all'altro, dal centro alle periferie, soprattutto la sera. E poi, che i cittadini ne avessero più cura». Un modo per farlo è anche amare i suoi personaggi più improbabili e più veri. Fuori dagli schemi o immersi nella corrente, che è la vita, tutta in salita. O da risalire.
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Il Mattino