Mario Palma ucciso con 92 coltellate a Napoli: il Dna incastra il nipote

Tradito da una impronta lasciata su un bicchierino di plastica per il caffè

Massimo De Solda
Il diavolo entrato a novembre nella casa al primo piano di via Gigante, alla Loggetta, aveva le forme e il volto del pronipote di Mario Palma, l'81enne massacrato nel salone...

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Il diavolo entrato a novembre nella casa al primo piano di via Gigante, alla Loggetta, aveva le forme e il volto del pronipote di Mario Palma, l'81enne massacrato nel salone dell'appartamentino. Il pensionato aveva aperto senza pensieri la porta a Massimo De Solda, senza mai immaginare che di lì a poco quel giovane di 28 anni si sarebbe trasformato in una furia assassina. Novantadue coltellate, inferte con atroce sadismo in modo da prolungare l'agonia e le sofferenze.

A poco più di due mesi da quell'efferato delitto, sul quale pareva essere calata una nebbia fitta e impenetrabile, sono stati i carabinieri del nucleo operativo di Bagnoli con i colleghi del reparto investigazioni scientifiche a chiudere il cerchio intorno al presunto assassino e a imprimere la svolta alle indagini. 

All'alba di ieri mattina i militari del comando provinciale di Napoli hanno bussato alla porta di De Solda e gli hanno notificato un decreto di fermo firmato dai sostituti Roberta Simeone e Antonella Lauri nel quale si ipotizza il reato di omicidio aggravato dalla crudeltà, «sferrando - si legge nella contestazione - colpi in numero eccedente a quelli necessari a cagionare la morte e inferti con violento accanimento al solo fine di sfregiare il viso ed infliggere sofferenze al Palma, colpito al volto, al collo e alla testa complessivamente da 90 fendenti».

Un'indagine complessa e certosina, quella dei militari dell'Arma, supportata da una nuova tecnica scientifica sul Dna: è la prima volta in Italia che un omicidio viene scoperto con i campioni tipizzati nella Banca dati nazionale dei codici genetici. 

In quella casa De Solda c'era entrato facendosi aprire la porta dal prozio, che gli aveva offerto anche un caffè. I due avevano anche fumato delle sigarette, e tutto questo materiale si è poi rivelato fondamentale per l'identificazione del giovane. Il motivo di quella visita era, probabilmente, la caccia al denaro che il pensionato custodiva nascosto parte nella tasca di un giubbotto e parte in una specie di cassaforte incassata nella parete della camera da letto.

In quella cucina la discussione deve essere degenerata. Forse Massimo ha chiesto del denaro che gli è stato negato, o forse le sue determinazioni erano già quelle di ammazzare il parente. Fatto sta che l'esecuzione è diventata mattanza: e il presunto assassino ha infierito con brutale violenza lasciando sul corpo dello sfortunato prozio qualcosa come 92 lesioni, in maggioranza al collo e al volto. Poi, il 28enne è andato nel bagno per lavarsi dal sangue che le coltellate gli avevano fatto schizzare sul viso e sui vestiti. Forse, durante l'iniziale colluttazione, si sarebbe anche ferito.

Le indagini sono giunte a una svolta grazie alle tracce lasciate dal presunto assassino sul luogo del delitto. Palma, anziano audioleso, viveva solo nel piccolo appartamento di via Mario Gigante, tra Fuorigrotta e Soccavo. Grazie alle verifiche svolte dagli esperti del Nucleo investigazioni scientifiche dei carabinieri, si è riusciti a dare un nome e un volto alla persona che incontrò il pensionato immediatamente prima di ucciderlo. Fondamentali sono stati i riscontri del Dna e una impronta del pollice di De Solda, lasciata su un bicchierino di plastica per il caffè bevuto nella cucina della vittima.

Quello di Massimo De Solda è un nome ben noto alle forze dell'ordine: il giovane in passato è stato coinvolto in questioni di droga, arrestato per spaccio e nel gennaio del 2017 ferito in un agguato riconducibile alle faide tra cosche criminali al Rione Traiano. 

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Il Mattino