Mario Palma ucciso con 92 coltellate a Napoli: il Dna incastra il nipote

Tradito da una impronta lasciata su un bicchierino di plastica per il caffè

Massimo De Solda
Massimo De Solda
di Giuseppe Crimaldi
Sabato 27 Gennaio 2024, 08:30 - Ultimo agg. 28 Gennaio, 09:16
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Il diavolo entrato a novembre nella casa al primo piano di via Gigante, alla Loggetta, aveva le forme e il volto del pronipote di Mario Palma, l'81enne massacrato nel salone dell'appartamentino. Il pensionato aveva aperto senza pensieri la porta a Massimo De Solda, senza mai immaginare che di lì a poco quel giovane di 28 anni si sarebbe trasformato in una furia assassina. Novantadue coltellate, inferte con atroce sadismo in modo da prolungare l'agonia e le sofferenze.

A poco più di due mesi da quell'efferato delitto, sul quale pareva essere calata una nebbia fitta e impenetrabile, sono stati i carabinieri del nucleo operativo di Bagnoli con i colleghi del reparto investigazioni scientifiche a chiudere il cerchio intorno al presunto assassino e a imprimere la svolta alle indagini. 

All'alba di ieri mattina i militari del comando provinciale di Napoli hanno bussato alla porta di De Solda e gli hanno notificato un decreto di fermo firmato dai sostituti Roberta Simeone e Antonella Lauri nel quale si ipotizza il reato di omicidio aggravato dalla crudeltà, «sferrando - si legge nella contestazione - colpi in numero eccedente a quelli necessari a cagionare la morte e inferti con violento accanimento al solo fine di sfregiare il viso ed infliggere sofferenze al Palma, colpito al volto, al collo e alla testa complessivamente da 90 fendenti».

Un'indagine complessa e certosina, quella dei militari dell'Arma, supportata da una nuova tecnica scientifica sul Dna: è la prima volta in Italia che un omicidio viene scoperto con i campioni tipizzati nella Banca dati nazionale dei codici genetici. 

 

In quella casa De Solda c'era entrato facendosi aprire la porta dal prozio, che gli aveva offerto anche un caffè.

I due avevano anche fumato delle sigarette, e tutto questo materiale si è poi rivelato fondamentale per l'identificazione del giovane. Il motivo di quella visita era, probabilmente, la caccia al denaro che il pensionato custodiva nascosto parte nella tasca di un giubbotto e parte in una specie di cassaforte incassata nella parete della camera da letto.

In quella cucina la discussione deve essere degenerata. Forse Massimo ha chiesto del denaro che gli è stato negato, o forse le sue determinazioni erano già quelle di ammazzare il parente. Fatto sta che l'esecuzione è diventata mattanza: e il presunto assassino ha infierito con brutale violenza lasciando sul corpo dello sfortunato prozio qualcosa come 92 lesioni, in maggioranza al collo e al volto. Poi, il 28enne è andato nel bagno per lavarsi dal sangue che le coltellate gli avevano fatto schizzare sul viso e sui vestiti. Forse, durante l'iniziale colluttazione, si sarebbe anche ferito.

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Le indagini sono giunte a una svolta grazie alle tracce lasciate dal presunto assassino sul luogo del delitto. Palma, anziano audioleso, viveva solo nel piccolo appartamento di via Mario Gigante, tra Fuorigrotta e Soccavo. Grazie alle verifiche svolte dagli esperti del Nucleo investigazioni scientifiche dei carabinieri, si è riusciti a dare un nome e un volto alla persona che incontrò il pensionato immediatamente prima di ucciderlo. Fondamentali sono stati i riscontri del Dna e una impronta del pollice di De Solda, lasciata su un bicchierino di plastica per il caffè bevuto nella cucina della vittima.

Quello di Massimo De Solda è un nome ben noto alle forze dell'ordine: il giovane in passato è stato coinvolto in questioni di droga, arrestato per spaccio e nel gennaio del 2017 ferito in un agguato riconducibile alle faide tra cosche criminali al Rione Traiano. 

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