«Sabato pomeriggio è venuto a farci visita Mattarella. Sono ancora emozionato. È arrivato in forma privata, dopo gli impegni ufficiali a Capodimonte e alla...
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«Erano le 18 quando un uomo ha bussato alla porta della sagrestia - ha ricordato don Modesto ai parrocchiani - e mi ha detto che c'era il presidente della Repubblica che voleva assistere alla funzione. Poi si è seduto tra i banchi e ha ascoltato la messa. Una scena che ha emozionato tutti, perché il presidente ha partecipato al rito religioso come fosse uno di noi. Difficilmente lo dimenticheremo». Al termine, il colloquio riservato tra parroco e presidente in sagrestia: «Abbiamo parlato dei problemi del rione. Mi ha chiesto cosa poteva fare per noi. Gli ho ribadito che la politica qui è sempre stata assente e lui mi ha promesso che non ci abbandonerà, ma che dobbiamo avere fiducia. Così io vi rivolgo lo stesso invito: abbiate fede, come ci insegna Gesù».
Non a caso, nel corso dell'omelia, durata un'ora e mezza, padre Bravaccino è tornato a parlare ai fedeli dell'omicidio avvenuto a due passi dalla chiesa con la morte di un uomo ammazzato davanti al nipote di 3 anni e dei numerosi bambini che entravano a scuola. Una chiesa gremita quella a cui il parroco ha ricordato l'episodio di di Barabba e Ponzio Pilato che invitò il popolo a scegliere tra il ladrone e Gesù: «Vi porto l'esempio della Passione - dice dall'altare - quando il governatore romano chiese alla folla chi salvare tra i due. Significa che dobbiamo sempre scegliere da che parte stare, il male, cioè Barabba, o il bene, cioè Gesù. Io scelgo Gesù e sono certo lo farete anche voi». Nel giorno della domenica delle palme la gente del Rione Villa ha ascoltato il sacerdote, all'indomani della visita del capo dello Stato, che ha portato «una luce di speranza dopo quello che i nostri bambini hanno visto martedì», dice un papà con in braccio il figlioletto. Il sermone invita a riflettere sul confine, spesso labile, tra bene e male: «Lo stesso Barabba era una specie di patriota che voleva salvare la sua terra dagli invasori. Ecco perché, pur essendo un delinquente, la folla lo ha scelto. Gesù invece è colui che dice di non reagire al male, che porta la pace. E questa è la scelta che ognuno di noi deve compiere ogni giorno».
Parla di «pace», il cardinale Sepe, a margine della processione per la Domenica delle Palme, e torna a condannare la violenza della camorra dopo l'omicidio avvenuto a pochi metri da una scuola: «Ormai - dice - non ci sono più limiti, con questa efferatezza si vuole creare paura: un tempo esistevano almeno il rispetto per le donne, per i bambini. Ora non si fermano più davanti a niente e a nessuno». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino