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Stop alla metropolitana: dopo il San Valentino di passione dovuto al traffico in ginocchio nelle ore di punta e alla rabbia di migliaia di utenti costretti a percorrere chilometri a piedi, insorgono le associazioni di consumatori e imprenditori. Entro il 10 marzo partiranno - ad opera dell’avvocato cassazionista Gaetano Brancaccio, segretario della Federazione del Commercio - un esposto alla Corte dei Conti e una diffida - propedeutica alla class action – nei confronti del Ministero, del Comune e di Anm. Si muove anche Noiconsumatori.it del legale Angelo Pisani, con l’obiettivo di richiedere «un risarcimento danni di 1000 euro per ogni utente». I disagi non sono finiti: dopodomani arriverà un nuovo stop per lo sciopero indetto dalla Usb. E le prove per i nuovi treni Caf andranno avanti per i prossimi «18 mesi».
Lo stop di ieri (dalle 9.15 alle 16.55) è dovuto ai test per la messa in esercizio del secondo dei treni spagnoli della Caf. Per un problema relativo a vertenze sindacali romane, interne ad Ansfisa (agenzia del Ministero), non si è potuto procedere con le prove notturne. Eppure, ci si è finora soffermati poco su un aspetto per nulla secondario: quanto costa una giornata di stop della metro? La domanda è valida sia dal punto di vista erariale (di mancati introiti per le casse di Anm), sia dal punto di vista privato (dal momento che, quando i trasporti non funzionano, i cittadini spendono di più e i negozi incassano meno).
A rispondere al quesito è l’avvocato Brancaccio, che sta lavorando alle azioni legali imminenti: «Più che a San Valentino bisogna appellarsi a San Cristofaro, protettore dei viaggiatori – esordisce – Secondo i dati di Anm, nelle giornate feriali sull’intera tratta della metropolitana ci sono 135mila viaggiatori. Il biglietto costa 1,20 euro, dunque si arriva a circa 160mila euro di incasso quotidiano. Con tali cifre, sarebbe stato possibile pagare gli straordinari ai tecnici di Ansfisa. C’è un danno erariale mostruoso per ogni giornata di disservizio, in cui si verificano spese aggiuntive di benzina per i cittadini, incassi in fumo del 50% per i negozi più vicini alle fermate, problemi legati all’istruzione con il tasso di assenteismo che nelle scuole si impenna, i disagi per le ambulanze, con pochi minuti di ritardo che in certi casi possono costare una vita».
«Un giorno di disservizio - aggiunge - costa circa 320mila euro alle attività economiche e alla città, senza considerare anche i danni termini di inquinamento. Mezzo milione, insomma, tra pubblico e privato. Entro il 10 marzo saranno depositati un esposto alla Corte dei Conti per i mancati incassi di Anm e la diffida via pec contro Anm, Comune e Ministero dei Trasporti per la class action che aprirà alla possibilità di un ricorso al Tar entro l’estate».
Fabrizio, per esempio, lavora in una nota libreria di piazza Borsa, The Spark. Ieri, senza la metro, ha dovuto farsela «a piedi da piazza Medaglie d’Oro dove abita fino al posto di lavoro».
I disservizi sono tutt’altro che finiti. La funicolare di Chiaia resterà chiusa per almeno altri 300 giorni. E non è tutto. «Venerdì sciopereremo per problematiche di carattere nazionale – spiega Adolfo Vallini, sindacalista Usb – per il miglioramento delle condizioni salariali e contro il sistema delle privatizzazioni. A inizio dicembre l’adesione fu altissima: chiusero la linea 1 e le tre funicolari. Anche su gomma si andò ben oltre il 60%. I treni arrivati dalla Spagna sono 9: se occorrono circa 2 mesi per la messa in esercizio di ognuno dei convogli, prove e disagi dureranno 18 mesi. I test andrebbero fatti di notte. Nei prossimi mesi sono previsti nuovi stop della metro proprio per la stessa ragione: sarebbe stato meglio sincronizzare le prove allo sciopero che abbiamo indetto, per evitare altri disagi».
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