Metrò Napoli, patto tra ministero e Comune sulle grate al Plebiscito: «Mai più stop ai lavori»

Metrò Napoli, patto tra ministero e Comune sulle grate al Plebiscito: «Mai più stop ai lavori»
Griglie del metrò in piazza del Plebiscito: «C'è un accordo con il Comune». Lo annuncia il ministro dei Beni culturali, Alberto Bonisoli dopo due...

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Griglie del metrò in piazza del Plebiscito: «C'è un accordo con il Comune». Lo annuncia il ministro dei Beni culturali, Alberto Bonisoli dopo due ricorsi al Tar, spiegando che ora si lavora al progetto definitivo per realizzare la camera di ventilazione della linea 6. Ciò significa che il cantiere potrà andare avanti senza più intoppi e battaglie giudiziarie.


«Finalmente con buon senso, determinazione e tenacia si può risolvere l'apparente contraddizione tra il rispetto di piazza e l'esigenza vitale della città di muoversi in modo sostenibile», aggiunge il ministro a Palazzo reale, dove interviene al congresso delle calzature e stringe la mano al soprintendente Luciano Garella, seduto in prima fila, e al centro di più contese. Ma «le polemiche a Napoli non mancano mai. Ogni volta che vengo c'è qualcosa», dice Bonisoli. Questa volta finisce alla sua attenzione il caso Girolamini. «Il sito è già chiuso da troppi anni, non mi va che lo sia altri tre per i lavori», avvisa, precisando di non conoscere i dettagli del restyling che divide i dirigenti del dicastero. Poi la visita lampo (con lode) al Salone del libro e dell'editoria.
 
Rientrato a Roma, l'annuncio del «riparto del fondo per il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale». Risorse extra per quasi un miliardo da distribuire tra il 2021 e il 2033. Con 966 interventi, di cui 78 in Campania. La regione ottiene 105 milioni, il tesoretto maggiore dopo quello assegnato al Lazio. Da spendere per restaurare l'archivio di Stato di Caserta, gli anfiteatri di Pozzuoli e Nola, il Casino dei Principi del Real Bosco di Capodimonte, la Biblioteca di Montevergine, ma anche per prevenire il rischio sismico al Duomo, nel museo di Capodimonte, al Palazzo reale di Caserta e agli scavi di Ercolano. Per provvedere alla manutenzione dei templi a Paestum, alla digitalizzazione dei libri, alla eliminazione delle barriere architettoniche nel Castello di Baia, nel parco archeologico di Cuma e a tanti altri interventi, numerosi nelle chiese.


«Se non sono il 50 per cento le chiese chiuse a Napoli, poco ci manca», fa notare Salvatore Settis, in occasione della presentazione del «Manuale di storia dell'arte per l'Italia di domani» che ha scritto con Tomaso Montanari, ordinario dell'Università di Siena che ha scatenato la polemica sul cantiere ai Girolamini. «La situazione è preoccupante», insiste Settis. «Nessuna città italiana ha una tale distanza tra l'importanza del patrimonio e lo stato di incuria in cui una parte del patrimonio è tenuto». L'archeologo e storico dell'arte cita una pagina del libro edito da Mondadori: «Nella chiesa di Gesù e Maria a Pontecorvo (adesso data in gestione a un'associazione) mancano pezzi di marmo e statue che sono stati rubati in questi anni». E il furto non è un episodio isolato: «In nessuna città italiana succede con tale frequenza e accanimento. I napoletani dovrebbero svegliarsi ma, prima di tutto, dovrebbero svegliarsi le istituzioni», è l'appello di Settis, mentre Montanari dice che la reazione si è appena avuta per i Girolamini. «C'è una città che si rende conto che quel progetto è un errore». Nella lezione a palazzo Serra di Cassano, il docente ricorda che Gerardo Marotta avrebbe dovuto creare una scuola di alta cultura internazionale nel complesso monumentale e anticipa che un altro appello uscirà nelle prossime ore per chiedere quello resti un luogo di studio. Tanti i messaggi già ricevuti all'indomani del suo articolo sul Fatto Quotidiano. E la mobilitazione continua. «A Napoli 200 chiese sono chiuse dall'80, c'è l'imbarazzo della scelta: alcune vanno in rovina sotto gli occhi di tutti. San Giacomo degli Spagnoli che è conficcata nel palazzo municipale sotto il sedere del sindaco è aggredita da muffa e umidità. Vorrei sapere quanti napoletani ci sono entrati», chiede Montanari. «Lì c'è la tomba di Pedro de Toledo, viceré di Napoli. Per fare solo un esempio». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino