I l masterplan di Capodimonte? «È sospeso, funziona all'italiana». La fondazione Riccardo Muti? Idem, «è nello stesso piano di sviluppo»....
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La sensazione, in vista della decisione di Roma, è che il suo mandato sia effettivamente in scadenza: l'intellettuale francese potrebbe non essere confermato dal ministro Alberto Bonisoli, che il 7 giugno è stato qui al museo. «Ma è venuto da cittadino, non mi ha avvisato: io non c'ero», rivela Bellenger, riprendendo a illustrare l'iniziativa in programma fino a domenica. Perché «l'evento è bello, la politica brutta». E il festival, a ingresso gratuito, ha la sua base operativa a Porta di mezzo, ma è anche itinerante nei viali del bosco. Due i concerti serali (ore 21-22.30): oggi Alla Bua, gruppo pugliese specializzato nella pizzica salentina, domani Carlo Faiello in «Argiento vivo». Previsti stage di danze popolari, per adulti e bambini (oggi, 17.30-19), tavole rotonde sul tema della posteggia (domani, 17.30) e sul teatro popolare (domenica, 17.30) con gli attori Giulio Adinolfi, Oscar di Maio e Corrado Taranto.
A margine, Bellenger parla anche di quella che definisce una «controriforma», ovvero il progetto di smontare la riforma dell'ex ministro Dario Franceschini. «Io procedo dritto per la mia strada», prosegue, «senza pensare all'instabilità del governo che ha solo la visione di distruggere quello che è stato fatto dal precedente governo. Una storia non solo italiana», avverte. Per questo motivo, non resta che rimboccarsi le maniche, senza aspettare soluzioni calate dall'alto. E il direttore di Capodimonte è soddisfatto dei «grandi risultati raggiunti con la squadra più piccola d'Italia. Quattro le mostre in contemporanea». E poi, il 7 e l'8 luglio, c'è De Simone. Un simbolo d'identità a Napoli. «Di una giovinezza e cultura straordinaria: incontrarlo è stata una delle più belle esperienze», si emoziona Bellenger, definendo invece un incubo la burocrazia legata al concerto che tiene insieme Mozart e la tarantella, 100 musicisti e 60 coristi e, a seguire dal 20 settembre, una mostra che unisce porcellane, sartoria e musica: la collezione del San Carlo e quella del museo ornitologico e mineralogico, più 600 ceramiche sottratte ai depositi e il servizio pregiato di Carditello, insomma passato e futuro, con un percorso informativo ad altezza bambino, pubblico al centro di rinnovata attenzione.
«Qui non manca un direttore nazionale, cinese o africano, ma i giovani: sono state sacrificate 2 o 3 generazioni», sottolinea Bellenger, ricordando la visita dei vertici Apple l'altro giorno in città, con gli studenti della Federico II chiamati a ideare anche una app per il museo. «Nel polo di San Giovanni c'è un livello di creatività e gioia favoloso», mentre qui resta il gap. «La visione dei politici è arroccata agli anni Cinquanta». E la musica va. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino