Napoli, paura ai Quartieri Spagnoli: assolto Ciro Mariano, tornano liberi otto boss

Napoli, paura ai Quartieri Spagnoli: assolto Ciro Mariano, tornano liberi otto boss
L'appello del pubblico ministero contro l'assoluzione di Ciro Mariano è stato ritenuto inammissibile dai giudici della quarta sezione della Corte di Appello. Il...

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L'appello del pubblico ministero contro l'assoluzione di Ciro Mariano è stato ritenuto inammissibile dai giudici della quarta sezione della Corte di Appello. Il vecchio boss dei Quartieri Spagnoli, a cui sarebbero stati indirizzati i proiettili esplosi in aria con le stese che di recente hanno seminato nuovo terrore nei vicoli del centro storico, resta quindi libero e senza una nuova condanna. Una questione formale sarebbe alla base del giudizio di inammissibilità le cui motivazioni saranno note tra novanta giorni. La questione non vale per tutti gli imputati. Erano accusati di aver fatto parte a vario di quello che è stato definito il nuovo clan Mariano, una sorta di seconda stagione della storica cosca dei Quartieri spagnoli e il processo d'appello ha riguardato anche loro. Per molti c'è stata condanna, segno che una parte della ricostruzione dell'antimafia sui nuovi affari e i nuovi piani espansionisti del clan ha retto. Marco Mariano, l'ex boss oggi pentito, per la continuazione con precedenti condanne ha ottenuto diciotto anni di carcere. Per otto imputati, invece, inclusi i figli del vecchio boss, lo sconto di pena ha comportato anche la scarcerazione. E così, alla luce di questa sentenza, nuovi scenari si affacciano sull'orizzonte criminale del centro storico di Napoli dove le fibrillazioni sono già cominciate.

 
La concessione delle attenuanti generiche in Appello e la condanna che si attesta su quattro anni di carcere rende possibile il ritorno in libertà per i figli di Ciro Mariano, Raffaele e Salvatore (difesi dagli avvocati Giuseppe De Gregorio, Mauro Valentino e Massimo Vetrano) e Marco Mariano, anche lui figlio di Ciro (difeso dall'avvocato Gaetano Inserra): i quattro anni a cui è stata ridotta la sentenza risultano già espiati e di qui la scarcerazione subito dopo la sentenza. Il calcolo è semplice e vale anche per Antonio Esposito, detto 'o pallino, per gli inquirenti altro personaggio di spicco della mala dei Quartieri: difeso dal penalista Leopoldo Perone, è stato scarcerato. Pena ridotta anche per Eduardo De Crescenzo, Antonio Masiello, Vincenzo Ricci e Annamaria Dresda, che rischiavano condanne fino a tredici anni di carcere: difesi dall'avvocato De Gregorio hanno ottenuto condanne attorno ai quattro anni di reclusione e la scarcerazione. Armando Perrella (avvocato Giovanni Fusco) rischiava 13 anni di carcere e ha ottenuto uno sconto di pena a 4 anni. Appello del pm inammissibile inoltre per Patrizio Franco: l'imprenditore, difeso dall'avvocato Andrea Imparato, si è visto così confermare l'assoluzione del primo grado.


I sismografi dell'Antimafia tornano a registrare tensioni tra i vicoli del centro storico di Napoli. Già nelle scorse settimane le stese e i colpi di pistola in aria esplosi anche di fronte al portone della casa dove è tornato a vivere Ciro Mariano hanno creato un nuovo allarme. Per ragioni di sicurezza al vecchio boss, che in seguito alla scarcerazione di aprile scorso dopo 27 anni di ininterrotta detenzione era sottoposto alla misura di prevenzione dell'obbligo di firma, era stato revocato l'obbligo di recarsi in commissariato in giorni e orari prestabiliti. E a giorni si discuterà la richiesta difensiva di revocare la misura di prevenzione. Il ritorno ai Quartieri di Ciro Mariano non ha lasciato indifferenti vecchi e nuovi criminali, sebbene lui, che in carcere ha trascorso metà della sua vita e si è anche laureato, sostenga, come ha sostenuto nel processo, di non essere più il capo della camorra dei vicoli. La procura ne avrebbe voluto la condanna, 14 anni per aver guidato il clan anche dal carcere. Ricostruzione contro cui la difesa (avvocati Mauro Valentino e Massimo Vetrano) aveva ottenuto l'assoluzione in primo grado. E ieri anche in secondo grado. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino