Non lo hanno lasciato solo. Lo hanno assistito, lo hanno accudito, poi lo hanno preso di peso - grazie a un tappeto - e lo hanno messo a bordo di un’auto, che lo ha...
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Lunedì mattina, intorno alle 13, lato via Grimaldi, l’uscita secondaria del Tribunale, a pochi passi dalla Procura. Il dramma del cane, il dramma dell’uomo, ma anche l’indifferenza di qualcuno. O meglio: l’atteggiamento burocratico da parte di un centralinista dell’asl, sezione veterinaria, che ha detto no alla richiesta di aiuto, negando l’invio di di una ambulanza per soccorrere il migliore amico dell’uomo. Metalliche la voce e il contenuto delle parole dall’altra parte del telefono: non possiamo soccorrere il cane - hanno spiegato - perché appadronato.
Spiega l’avvocato Antonio Smaldone: «È stato inutile motivare che si tratta di un padrone particolare, inutile provare a far capire che il cane è la guida del cammino di un uomo che non vede, di un dipendente del Tribunale che quotidianamente affida tutto se stesso all’istinto dell’animale. Fatto sta che di fronte all’ennesimo rifiuto - aggiunge il penalista - abbiamo deciso di fare una colletta e di usare un’auto privata, quella di una collega penalista. E non è tutto: abbiamo deciso di fare una colletta e di trasferire il cane (con il padrone accanto) da un veterinario, decidendo di sobbarcarci le spese della visita».
Una colletta con tanto di sottoscrizione, che parla soprattutto femminile: che ha visto sei donne e due uomini prendersi cura di un uomo e di un cane rimasti all’improvviso senza guida e senza luce. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino