Napoli, il cimitero delle 366 fosse: «Salviamolo dal degrado»

Napoli, il cimitero delle 366 fosse: «Salviamolo dal degrado»
Servono almeno cinque milioni di euro, il 5% dei cento milioni messi a disposizione dal Recovery Fund per il recupero dell'Albergo dei poveri, per restaurare il cimitero delle...

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Servono almeno cinque milioni di euro, il 5% dei cento milioni messi a disposizione dal Recovery Fund per il recupero dell'Albergo dei poveri, per restaurare il cimitero delle 366 fosse sulla collina di Poggioreale. Entrambe le strutture furono costruite dall'architetto Ferdinando Fuga nella seconda metà del Settecento con finalità sociali, la prima per ospitare i più bisognosi e la seconda per dare loro una degna sepoltura.

«Oggi il cimitero versa in uno stato di profondo degrado e non bisogna più perdere tempo» dice Paolo Giordano, docente di Restauro e coordinatore del dottorato di ricerca in Architettura, disegno industriale e beni culturali dell'Università della Campania Luigi Vanvitelli, e tra i massimi esperti internazionali di architettura funebre. Ieri Giordano nella chiesa di sant'Anna dei Lombardi ha delineato il progetto di rilancio del cimitero in occasione della presentazione del Comitato d'onore per la valorizzazione e il restauro del Cimitero delle 366 Fosse, presieduto dall'Arcivescovo di Napoli Domenico Battaglia e dal Rettore della Vanvitelli Giovanni Francesco Nicoletti.



«A Napoli c'è un immenso patrimonio artistico e culturale di chiese chiuse e inaccessibili a seguito del sisma dell'80, duecentodieci, e di architetture dimenticate e degradate proprio come il Cimitero delle 366 fosse, un complesso monumentale unico al mondo nel suo genere con uno straordinario valore metaforico di uguaglianza e carità cristiana» sottolinea Battaglia.
Per due anni il gruppo di ricerca di Giordano ha monitorato la struttura funebre producendo i relativi rilievi fotografici grazie a droni, laser scanner e fotogrammetria terrestre, documenti in esposizione fino a domenica, insieme alle ricostruzioni digitali di alcuni disegni originari di Fuga, nella chiesa di Sant'Anna dei Lombardi. Il cimitero è un museo a cielo aperto unico al mondo. Su ogni pietra tombale è scolpito un giorno dell'anno, in coincidenza con quel giorno si apriva una fossa comune per inumare i cadaveri morti nelle ventiquatto ore. Sono 366 perché Fuga considerò anche gli anni bisestili. «Il restauro che abbiamo in mente non è solo architettonico, anche paesaggistico e urbano. Il cimitero potrebbe essere la porta di accesso monumentale al costituendo parco funebre collinare di Poggioreale. Il progetto ovviamente tiene conto anche del recupero del sottostante Albergo dei poveri e investe pure il retrostante sepolcreto dei colerici, eretto nell'Ottocento» dice Giordano.

Alle spalle del cimitero delle 366 fosse, in uno spazio di campagna, furono sepolti i diciottomila morti a seguito dell'epidemia quando le centinaia di fosse non furono più sufficienti perché colme. Allora si aprì un varco alle spalle e qui si decise di seppellire i colerosi. Storicamente questo rapporto tra le 366 fosse e il luogo di sepoltura dei colerici è sempre esistito, mentre adesso a dividerli è un muro di cinta. «Nel progetto di recupero dello spazio vogliamo aprire una breccia nel muro e rimettere di nuovo in collegamento le due strutture tra di loro e con il parco cimiteriale che si estende verso oriente, mantenendo la differenza di identità, visto che uno è settecentesco e l'altro ottocentesco.

L'obiettivo è mettere in moto un percorso che può portare poi alla costruzione di un parco destinato a diventare anche parco letterario». Infatti sulle epigrafi del sepolcreto ci sono le storie di vita dell'Ottocento che spiegano bene come si volgeva l'esistenza quotidiana dell'epoca. Il comitato d'onore, formalizzato ieri nella sua nascita, diventerà poi scientifico e si riunirà ogni quattro mesi per produrre documenti e pubblicazioni sul tema «sperando che le istituzioni, Comune, Regione e Stato ci ascoltino e ci siano vicini» auspica Giordano.


Del comitato fanno parte l'assessore comunale alla Mobilità Edoardo Cosenza, Cesare De Seta, Stefano Della Torre, Nicola Di Battista, Mauro Felicori, Maurizio Manfellotto, Lidija Plibersek e Giuliano Volpe.
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Il Mattino