Ha lottato, si è sacrificato senza amai risparmiarsi (come tanti suoi colleghi insieme a medici e operatori socio-sanitari), rimanendo in prima linea per curare e assistere...
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La cerimonia si è svolta ieri a Pagani, in un clima di grande emozione per tutti. Lino, come lo chiamano tutti, 46 anni, sposato e padre di due figli, ha già vissuto esperienze simili al Coronavirus. Ma negli ultimi mesi, quelli del lockdown, è stato costretto a guardare in faccia il virus, ammalandosi lui stesso, seppure asintomatico. Ciò nonostante appena guarito è tornato in ospedale per prendersi cura, insieme agli altri colleghi, dei pazienti.
L’infermiere è «diventato il simbolo della sanità campana che lotta quotidianamente per garantire il diritto alla salute», si legge nelle motivazioni del premio. E perché «dopo la guarigione dal Covid-19 è tornato in corsia per continuare a offrire il suo contributo umano e professionale diventando testimone della speranza». Parole che rispecchiano in pieno la figura di Lino e di tanti altri “angeli in corsia” che in questi mesi hanno lottato e sono di nuovo in trincea per combattere la pandemia. «Per me è il primo premio - commenta con la consueta umiltà che lo contraddistingue - è stato bello, emozionante, ma anche gratificante come se fosse qualcosa che mi ripaga di tutto quello che ho passato in questo periodo».
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Il Mattino