Napoli nel degrado, intervista al sovrintendente Luigi La Rocca: «Nessuna città in Italia deturpata come la nostra»

Napoli nel degrado, intervista al sovrintendente Luigi La Rocca: «Nessuna città in Italia deturpata come la nostra»
È riottoso, non vorrebbe affrontare l'argomento del decoro massacrato dalle scritte sui monumenti e sui muri della città. Il sovrintendente Luigi La Rocca cerca...

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È riottoso, non vorrebbe affrontare l'argomento del decoro massacrato dalle scritte sui monumenti e sui muri della città. Il sovrintendente Luigi La Rocca cerca di evitare il discorso su bombolette e pennarelli che graffiano Napoli, la fanno sanguinare, ne cancellano la bellezza. L'inchiesta del nostro giornale ha mostrato tutta la vergogna della città deturpata, il sovrintendente sa che il suo giudizio sarebbe severo e cerca una via d'uscita: «Cosa vuole che le dica? Che la città è piena di vandali e incivili?», li chiami come desidera: vandali, incivili o anche delinquenti, teppisti, cretini; il fatto è che ce ne sono tantissimi, a giudicare da com'è ridotta la città.

La Rocca si scioglie, forse è il caso di parlarne.

Cosa succede? Perché non c'è rispetto per la storia di Napoli?
«Quel che succede è sotto gli occhi di tutti. La cosa che mi lascia stupito è che nella mia esperienza non ho mai visto nessun'altra città d'Italia ridotta in questa maniera. Ho vissuto tante realtà per motivi di lavoro, da Torino a Roma a Bari e molti altri luoghi d'Italia. Non ho mai riscontrato un'aggressione così intensa e diffusa da parte di chi imbratta e offende muri e monumenti».

Ha una spiegazione per questo?
«È materia per chi si occupa di studiare i comportamenti delle comunità. Io sono un semplice osservatore, come tutti gli altri cittadini».

Però lei è sovrintendente, guarderà con occhi diversi.
«Io sono soprattutto un uomo innamorato di Napoli e soffro quando mi guardo intorno».

La zona che la preoccupa maggiormente?
«Il centro storico. Non esiste un solo angolo risparmiato dai teppisti con bombolette e pennarelli».

Teppisti, appunto, non artisti dei murales.
«No, no, chiariamo. Quelle sono forme d'arte che possono anche essere incanalate verso situazioni positive, di crescita. Un murales può arricchire una città, con determinate modalità e in determinati luoghi. Chi lascia scritte sui muri o imbratta per il solo gusto di farlo è solo un vandalo».

C'è un'ordinanza del sindaco Manfredi che prevede sanzioni per chi viene sorpreso a imbrattare la città.
«È un'ottima notizia. Come lo è stata, lo scorso marzo, quella dell'inclusione nel codice penale di norme severissime per chi imbratta i beni culturali: multe fra i 1.500 e i 10.000 euro e reclusione dai 6 mesi ai 3 anni».

Quindi ci sono armi a disposizione di chi vuol combattere i cretini con le bombolette. La Soprintendenza non le usa?
«Abbiamo già sporto la prima denuncia contro l'ignoto che ha imbrattato un marmo storico fra vico San Nicola a Nilo e via San Biagio dei Librai».

Denuncia contro ignoto, scarsissime possibilità di successo.
«Il centro storico è pieno di telecamere. Mi sembra impossibile che sia stato ridotto in questa maniera senza che nessuno se ne accorgesse».

La repressione è l'unica arma rimasta contro chi offende il decoro della città?
«No, proprio no. Il primo passo dovrebbe essere il coinvolgimento dei giovani, bisognerebbe spiegare ai ragazzi di Napoli che sono immersi nel bello e che quel bello va difeso, tutelato, altrimenti la strepitosa bellezza della città lentamente sarà cancellata. Il Comune di Napoli sta mettendo in campo un progetto del genere, a giorni è previsto un primo incontro».

Ci sono associazioni e gruppi di cittadini che sarebbero pronti a intervenire per ripulire i monumenti, solo che la burocrazia li stritola.
«No, non è così. Già da qualche anno abbiamo un accordo con il Comune di Napoli, proprietario della maggior parte dei monumenti, per accelerare le procedure se un'associazione si dice pronta a intervenire. È previsto un protocollo che chiarisce tutte le modalità ammesse per gli interventi di ripulitura e piccolo restauro, se un'associazione vuole intervenire deve semplicemente attenersi al protocollo e comunicarcelo. Nessun intoppo burocratico».

Discorso differente per gli edifici: se un amministratore vuol ridipingere la facciata di un palazzo nel centro storico è costretto a una lunga trafila.
«In questo caso il percorso è quello abituale. I nostri uffici cercano di accelerare al massimo, ma abbiamo l'obbligo di rispettare ogni procedura. È la legge che lo impone, e in un centro storico che è anche patrimonio tutelato dall'Unesco è giusto che si rispettino determinate norme prima di intervenire».

Se un cittadino vede un marmo devastato dai pennarelli o un muro antico aggredito dalle bombolette, cosa può fare?
«Segnalare. Al proprietario, se è facile da individuare, ma anche al Comune, alla polizia municipale, o a noi della Soprintendenza».

Voi potete intervenire?
«Possiamo far partire le procedure per gli interventi».

Lo sa che dentro Palazzo Reale, sede della Soprintendenza, c'è uno sfregio col pennarello Antonia e Vincenzo, 25/5/2004. Quella scritta è lì da 18 anni.
«Non siamo esenti dall'assalto dei vandali...»

Cosa direbbe a un ragazzo che sta per scrivere due nomi e un cuore con un pennarello su un monumento?


«Lo inviterei a riflettere. Ripulire quella scritta è una sofferenza per il monumento: effettuare interventi su interventi per cancellare gli sfregi, comporta un costante degrado. Gli spiegherei che, a furia di scritte d'amore, quel monumento rischia di sparire. Forse si convincerebbe».  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino