Grate al Plebiscito, il monito della Brancaccio: «Un errore fermare il cantiere»

Grate al Plebiscito, il monito della Brancaccio: «Un errore fermare il cantiere»
«La sospensione del cantiere al Plebiscito? Una sorpresa. Quando si arriva all'esecuzione di un lavoro del genere, sono stati superati iter lunghi e complessi. Non...

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«La sospensione del cantiere al Plebiscito? Una sorpresa. Quando si arriva all'esecuzione di un lavoro del genere, sono stati superati iter lunghi e complessi. Non è nostro compito dire se le grate si possono fare o meno al Plebiscito. Ma diamo per scontato che seri professionisti abbiano progettato l'opera e seri interlocutori pubblici l'abbiano esaminata. Il presupposto da cui partire è la fiducia reciproca tra istituzioni, tecnici e tutti gli attori di un processo così complesso». Federica Brancaccio, presidente dell'Acen, l'associazione dei costruttori edili partenopei, interviene nel dibattito sul cantiere della camera di ventilazione del metrò Linea 6 in piazza del Plebiscito, sospeso lunedì dal Mibac, che ha congelato il parere positivo della Sovrintendenza di marzo.


Presidente, che idea si è fatta di questa situazione?
«Purtroppo le opere pubbliche in Italia soffrono di un'eterna sindrome da tela di Penelope: si fanno e si disfano continuamente. Così i tempi si dilatano e i costi lievitano. Bisogna trovare un equilibrio, perché c'è un momento per approfondire e uno per realizzare. Non possiamo fermare i cantieri al 90esimo. E se accade una cosa del genere, ognuno deve assumersene la responsabilità. Anch'io, come imprenditrice, mi assumo la mia se ho eseguito un lavoro male e non rispetto le norme di sicurezza».

Come cittadina, pensa che tre griglie di meno di 25 metri quadri in totale su una piazza di 25mila possano avere un impatto?
«L'estetica è soggettiva. Da quello che ho letto, l'impatto è più che tollerabile. In piazza, poi, ci sono già altri tombini».

Si rischia un altro cantiere bloccato, dopo via Marina, i parcheggi fermati dai no box e quant'altro?
«Napoli è una città complicata, in una nazione complicata. Sconta vincoli e lacciuoli di un sistema burocratico che non sempre significa salvaguardia. L'eccesso di burocrazia è un danno per tutti».
 
Per il Comune, la sospensione rischia di allungare i tempi e far slittare di anni anche la riapertura di tutta la Linea 6. La città può permetterselo?
«Abbiamo diritto a una città moderna, vivibile e sostenibile, sotto i punti di vista».

Secondo i progettisti del metrò, spostare il cantiere a Largo Carolina costerebbe 8 milioni in più.
«Il progetto del Plebiscito è stato approvato da una conferenza dei servizi, quindi da un tavolo composito e qualificato. C'è stato un anche dibattito e, alla fine, si è arrivati al via libera della Commissione di Alta Vigilanza. Sono fiduciosa che si tratti della scelta migliore per impatto, efficienza, costi e velocità».

A rischio ci sono anche 100 milioni di fondi europei, da restituire se non rendicontati nel 2019.
«Questa è una delle tante opere che rischia di non essere completata, ma le grate non sono un imprevisto geologico o un ritrovamento archeologico. Se continuiamo a tornare sulle decisioni prese rischiamo l'impasse, fermo restando che la parte pubblica ha sempre il diritto di chiedere approfondimenti e che il patrimonio vada tutelato, perché è la ricchezza del nostro Paese. Però, faccio una riflessione».

Quale?
«Le città si stanno trasformando: ci vive e ci lavora la maggior parte della popolazione. A fronte di rinnovate esigenze di servizi e infrastrutture per famiglie, lavoratori e imprese, va modellato il quadro normativo. Noi abbiamo una legge sugli standard urbanistici che risale al 1968. È possibile immaginare anche la trasformazione dei nostri territori usando criteri di 50 anni fa?».

Il professor Cosenza sostiene che tutto questo rischia di allontanare le imprese serie da Napoli. Che ne pensa?
«È così. Senza certezza di tempi, modi e procedure, chi viene a investire qui? Se un'impresa ha la possibilità di andare altrove, lo fa, perché ha maggiori certezze».

Teme ci possano essere ricorsi al Tar sul Plebiscito?
«Tra istituzioni e professionisti la soluzione non può essere il ricorso al tribunale. Trovare una condizione condivisa è un dovere».

Intanto, prosegue la protesta dei comitati.

«Temo si rischi di confondere la democrazia con il consenso al 100% su un'opera». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino