Genny 'a Carogna si costituisce, il capo ultrà si presenta al carcere di Secondigliano

Genny 'a Carogna si costituisce, il capo ultrà si presenta al carcere di Secondigliano
NAPOLI - Si è costituito Genny 'a Carogna. Il capo ultrà del Napoli era ricercato per droga. Gennaro de Tommaso è stato protagonista del drammatico prepartita...

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NAPOLI - Si è costituito Genny 'a Carogna. Il capo ultrà del Napoli era ricercato per droga. Gennaro de Tommaso è stato protagonista del drammatico prepartita all’Olimpico in cui fu ucciso il tifoso del Napoli Ciro Esposito. Genny 'a Carogna si è presentato al carcere di Secondigliano, accompagnato dal legale Giovanna Castellano che spiega: «Il mio cliente non è mai stato latitante, fino a ieri era un libero cittadino e aveva il diritto di allontanarsi di casa in qualunque momento».




Il profilo. Genny ’a Carogna era già intercettato da quattro anni, quando la sua immagine fece il giro del mondo. 3 maggio 2014. Lo stadio Olimpico è una bomba che minaccia di espodere da un momento all’altro. Qualche ora prima, mentre i tifosi napoletani si avviavano allo stadio sono stati assaltati dai romanisti. A terra è rimasto un ragazzo, Ciro Esposito. Morirà 50 giorni dopo al policlinico Gemelli. Ma alle 21 del maggio Ciro lotta ancora per la vita.



All’Olimpico, però, si diffondono tante voci, tutte incontrollate. «È già morto e non ce lo vogliono far sapere», ripetono i tifosi. La curva ribolle. L’arbitro aspetta istruzioni dalla Digos: il fischio d’inizio è un rischio. Nessuno riesce a prevedere cosa potrebbe succedere sugli spalti se la partita cominciasse con quell’alone di morte che grava sul campo. Il capitano del Napoli entra in campo scortato dalle forze dell’ordine. Si avvicina alla curva dei napoletani. Gli agenti sono alle sue spalle. Ed allora dalla ringhiera si affaccia lui, Gennaro De Tommaso, il capo della fazione ultrà più potente e temuta, i Mastiffs.



Genny ’a Carogna porta la maglietta con la scritta «Speziale libero», un lampante riferimento all’ultrà del Catania condannato per l’assassinio del poliziotto Filippo Raciti. Ha le braccia ricoperte da tatuaggi, la pancia prominente. Di lui e del suo gruppo ha già parlato nel 2010 il pentito Giuseppe Missio: «I Mastiffs sono un gruppo che comprende essenzialmente tifosi del centro storico e cioè Forcella, Piazza San Gaetano, via Pietro Colletta; i capi sono Gennaro De Tommaso detto «Genny la Carogna», che è figlio di Ciro, un camorrista affiliato al clan Misso», ha fatto mettere a verbale. E Gennaro ha già precedenti penali risalenti al ’99.



Ma il 3 maggio sale a cavalcioni della staccionata e scambia qualche parola con Hamsik. Poi si gira e fa cenno ai compagni di stare calmi. «Il calciatore è venuto da noi solo per dirci che Ciro stava meglio, che poteva farcela. Lo stesso messaggio che ci hanno dato le forze dell’ordine. Noi abbiamo parlato con tutti con calma e rispetto, senza minacce o provocazioni. Non c’è stata alcuna trattativa tra la Digos e la curva partenopea sull’opportunità di giocare o meno la partita», dirà poi nell’unica intervista concessa e pubblicata dal Mattino.

Ma l’immagine della Carogna che calma i tifosi e dà il via alla partita è ghiotta. Giottissima. Su Facebook si moltiplicano i gruppi pro e contro il capo ultrà: «Genny ’a Carogna ha detto sì» è uno di quelli più gettonati.



Partono le indagini e a De Tommaso viene dato il daspo, cioè il divieto di avvicinarsi allo stadio, per cinque anni. Il 22 settembre finisce agli arresti domiciliari. Nella sua ordinanza il gip lo definisce «capobranco», e lo accusa di resistenza a pubblico ufficiale, lancio di materiale pericoloso, invasione di campo, violazione sul divieto di striscioni e cartelli incitanti alla violenza o recanti ingiurie o minacce. Sei mesi dopo la detenzione domiciliare diventa obbligo di firma.



A febbraio del 2015 il padre di De Tommaso, Ciro, pregiudicato, viene gambizzato nel suo bar. Nell’aprile 2015 Genny viene condannato a 2 anni e 2 mesi pena sospesa: i giudici lo giudicano colpevole per le violenze all’Olimpico, ma lo assolvono per la maglia con la scritta «Speziale libero». Il web insorge: «Lo hanno usato come un capro espiatorio», scrivono in tanti.



Il 6 settembre alla Sanità viene ammazzato Genny Cesarano e qualcuno racconta che proprio lui, De Tommaso, qualche giorno prima aveva cercato di mettere pace tra i guaglioni di Forcella e quelli del rione della vittima. Una voce. Ma il peggio per Genny deve ancora arrivare: ieri arriva il mandato di cattura per traffico di stupefacenti: insieme alla sua famiglia avrebbe importato dall’ Olanda e venduto a Napoli hascisc e marijuana. Ma quando gli agenti bussano alla porta la Carogna è già lontana. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino