La verità piano piano inizia a venire a galla. Dopo i due tentativi di occupazione all'Istituto Superiore di istruzione secondaria «De Nicola» da parte di...
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È un inizio settimana burrascoso al «De Nicola» di via E. A. Mario. Lunedì l'irruzione dal cantiere sul retro della scuola, con un gruppetto di persone incappucciate che ha creato una barricata con sedie e banchi davanti all'unico ingresso attualmente utilizzabile, impedendo il pubblico servizio dei docenti e negando il diritto allo studio dei ragazzi; martedì invece gli stessi individui sono entrati mescolandosi agli studenti per poi coprirsi il volto, intimidendo quelli delle prime classi e spingendoli a uscire dalla scuola. Molti i danni subiti nei due raid dalla scuola dell'Arenella e inevitabili le denunce presentate al commissariato di zona dal preside Stefano Zen per vandalismo, interruzione di pubblico servizio e intromissione di soggetti esterni.
Ciò che è emerso finora e che il dirigente racconta è molto inquietante. Il gruppo sarebbe composto prevalentemente da «mercenari» dell'occupazione, ragazzi che vengono pagati da studenti della scuola per riuscire a occuparla o almeno interrompere le lezioni. Tra loro però ci sarebbero alcuni allievi del «De Nicola», di 14-15 anni ossia delle prime classi. «Sono i soggetti più vulnerabili e il rischio emulazione è elevato» spiega Zen. «Anche perché i soggetti più adulti possono iniziarli a esperienze su cui hanno ancora poco giudizio e maturità». Esperienze che nascono da una forma di bullismo poiché i soggetti più adulti possono costringere la vittima a fare qualcosa contro la propria volontà. Uno scenario inquietante che non sarebbe presente soltanto in questo istituto ma anche in quelli limitrofi.
I pagamenti avverrebbero tramite collette tra gli altri studenti, mascherando le motivazioni reali (semplicemente fermare le attività scolastiche per evitare interrogazioni e test) con disagi della platea scolastica per lo stato dell'edificio non più sopportabili, contestando flebilmente soggetti politici non chiari, come emerso da un documento ritrovato proprio durante il tentativo di occupazione di lunedì.
«Non abbiamo la palestra, non c'è più la buvette, i termosifoni non funzionano, gli impianti non sono a norma, la scuola è in pieno degrado» ci elenca all'uscita un ragazzo. Mentre eravamo all'interno, però, corridoi e parti comuni erano in buone condizioni, i servizi igienici puliti e in ordine, i riscaldamenti accesi. Gran parte della struttura da giugno è interessata da una consistente opera di ristrutturazione, grazie ai fondi arrivati da Città Metropolitana, e tra qualche mese gli studenti avranno una scuola rinnovata.
Anche in altre scuole di Napoli ci sono studenti che incitano all'occupazione adducendo a motivi di degrado l'edilizia scolastica e i disagi subiti, fatti poi non confermati né dagli atti mostrati dai dirigenti né dalle evidenze osservate, come avvenuto al «Giustino Fortunato», Convitto nazionale, «Mazzini» e «Palizzi». A oggi le scuole occupate (con turnazione delle attività didattiche) sono tre: «Cuoco» e «Siani», motivate dallo stato di degrado di alcuni plessi, e «Caccioppoli». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino