«Napoli è una città demoralizzata e divisa» racconta il filosofo e cittadino onorario Aldo Masullo. Gli fa eco l'antropologo Marino Niola, per lui...
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Torniamo ai filosofi, a Masullo: «Napoli- ribadisce - è una città demoralizzata: ci sono nel profondo sentimenti forti ma la loro espressione non può venire fuori perché la città è divisa, ha perso coesione». Meno di tre settimane fa a Palazzo San Giacomo in sala giunta Masullo fece la sua analisi su Napoli con la consueta e certosina precisione: «Napoli non ha un progetto di città per il futuro. Non può risorgere, esprimere le sue enormi potenzialità e diventare davvero città proiettata nel futuro se i suoi cittadini non riescono a diventare davvero partecipi in modo coeso di un progetto. Oggi questo non c'è e credo che sia la maggiore responsabilità che grava su tutti noi e su coloro che hanno maggiori responsabilità di governo e di guida della città. Adesso Napoli è bellissima ma non è città». Anche l'analisi di Esposito è forte e la piazza semivuota è per tutti la metafora della Napoli di oggi. «Secondo me - dice - c'è uno sconforto generale, passa il tempo e siamo sempre di fronte agli stessi problemi, sono discorsi retorici che non modificano la realtà, ecco io penso sia questo il tema più che un cedimento della tensione morale». Quanto alle parole del sindaco Esposito non è tenero: «Non si possono paragonare il fascismo e la camorra. Quest'ultima è molto più antica e radicata del fascismo in una città che non è mai stata molto fascista. La sollevazione popolare fu gloriosa ma si trattava di cacciare un invasore, un corpo estraneo, la camorra ha una storia più profonda e ribellarsi contro è più difficile». Per Esposito «il problema è lo Stato ma la risposta è sempre doppia: da un lato lo Stato che dovrebbe impiegare più energie e risorse e dall'altro la cittadinanza che dovrebbe reagire, però non avviene né l'una cosa ne l'altra, ecco perché dico che stiamo inguaiati e non mi sento di dire parole consolatorie» .
Quella della presenza più forte dello Stato e della «doppia risposta» è una questione molto sensibile per Niola. «C'è sfiducia e depressione più che caduta di tensione - racconta l'antropologo - anche per gli scarsi risultati che si ottengono. Sono molto d'accordo con il procuratore Cafiero de Raho. Lo Stato non dà segnali al di là delle chiacchiere e degli slogan del ministro Salvini. Lo Stato deve dare una prova forte, un segno forte della sua presenza, come dice De Raho non deve solo difendere ma deve attaccare la camorra, solo un cambiamento di questo tipo può trasmettere alla gente quel sentimento che qualcosa sta cambiando». Sulle parole del sindaco Niola non si ritrova e rilancia: «Si vede che viviamo in due città diverse. Noi oggi viviamo in una città dove c'è una parte che dice che va tutto bene e un'altra con uno Stato che non fa nulla».
Lavora con i giovani la rettrice de L'Orientale Elda Morlicchio e il suo sguardo su Napoli anche per questo ha sfumature diverse. «Io sto con gli studenti tutti i giorni - sottolinea - e vedo in loro una forte coscienza civile. Penso che Napoli sta facendo la lotta alla camorra mettendo in campo i suoi aspetti migliori: la cultura, il boom del turismo mostrano che i presidi culturali sono una risposta concreta ad altri modelli, anche a quello della camorra. Costituiscono una valida alternativa». Certo anche la professoressa è preoccupata: «Lo sono come è giusto che lo si sia di fronte a episodi così drammatici e che potrebbero spingere i cittadini sempre di più a chiudersi in casa. Ma non è scappando che si risolvono i problemi. Napoli ha i suoi anticorpi che la fanno reagire e la cultura è una di questi. Così come la camorra è solo uno dei volti della città». Tuttavia la rettrice è d'accordo su un altro tema cogente: «Più forze dell'ordine darebbero quella tranquillità necessaria perché la città possa sempre più marginalizzare i clan e soprattutto in minor tempo». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino