«Ha torto, doveva tenersi le palate». Sarebbe questa la frase pronunciata agli agenti arrivati per ammanettarlo. Crescenzo Marino è finito in carcere per...
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Nei giorni scorsi, proprio mentre ancora imperversavano le critiche per il matrimonio della madre, Crescenzo Marino faceva i conti con le incrinature del suo rapporto con la fidanzata. Secondo una prima ricostruzione al vaglio degli inquirenti, aveva scoperto i messaggi di un comune amico sul cellulare di lei. A quel punto avrebbe affrontato il “rivale”, prima mandandogli un avvertimento e poi, mercoledì sera, passando alle vie fatto. Lui, Marino jr, si è spinto fino a via Cardinale Filomarino, nel cuore di Secondigliano, rione Berlingieri. E nei pressi di un salone di bellezza ha affrontato l’amico, con una ferocia tale da staccargli a morsi un lembo di orecchio e colpirlo a pugni fino quasi a procurargli il distacco della retina. La vittima, un giovane di 25 anni, è stato soccorso in ospedale: i medici gli hanno ricucito l’orecchio con 50 punti e hanno salvato l’occhio. Lesioni personali gravi è il reato di cui ora dovrà rispondere Marino jr. Il fermo è stato firmato dal pm Paolo Di Sciuva della Procura di Napoli nord ed è stato eseguito poche ore dopo l’aggressione, all’esito delle rapide indagini svolte dagli agenti del commissariato Scampia, agli ordini di Bruno Mandato. Crescenzo Marino è stato rintracciato in un appartamento a Giugliano e portato a Poggioreale. È possibile che sia fissata per domani l’udienza di convalida davanti al gip. Il giovane è assistito dall’avvocato Carlo Ercolino.
Ha il nome del nonno e i modi diretti che deve aver imparato anche dalla storia del padre e dello zio. Crescenzo Marino, nessun precedente, è il figlio del defunto boss Gaetano, ucciso sul lungomare di Terracina nel pomeriggio del 23 agosto 2012 nell’ambito di una faida interna al clan degli scissionisti, ed è il nipote di Gennaro Mckay Marino, considerato una delle anime della scissione che nel 2004 diede il via alla guerra contro il clan di Paolo Di Lauro. Si racconta che Gaetano Marino avesse perso entrambe le mani per l’esplosione di un ordigno durante la faida con i Ruocco negli anni Novanta, incidente che gli era valso il soprannome di “moncherino”. Gennaro Marino, invece, era il gestore della piazza di spaccio alle Case Celesti, tra le più redditizie di Scampia con guadagni che arrivavano anche a trecento milioni di lire a settimana, tanto da essere uno dei motivi per cui scatenare una faida: soprannominato Mckay per la somiglianza del padre Crescenzo con un protagonista di film western, Gennaro Marino fu tra coloro che per primi si ribellarono allo strapotere dei figli di Di Lauro, diventando il capo dell’ala militare degli scissionisti.
«Questo arresto conferma come sia necessario mantenere i riflettori accesi su quella famiglia. Se confermate le modalità brutali dell’aggressione, si tratterebbe di un episodio di violenza inquietante, la prova che i figli sono segnati dal destino dei genitori e che non basta un matrimonio a cancellare anni di una cultura fatta di violenza e sopraffazione». È così che il consigliere regionale dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli, ha commentato la notizia del fermo di Marino jr. Proprio Borrelli era stato protagonista di uno scontro verbale con Tony Colombo per le nozze con Tina Rispoli. «Continuerò sempre ad oppormi a tutti coloro che, attraverso comportamenti espliciti e omissioni, infangano l’immagine di Napoli» ha concluso Borrelli. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino