«Dopo quell'episodio, in Italia ma anche all'estero, c'è chi ha pensato che a Napoli, in qualsiasi momento del giorno si corre il rischio di finire...
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Scena affollata, lì nel traffico pomeridiano di piazza Nazionale. Le telecamere inquadrano l'auto civetta, dalla quale probabilmente parte il segnale concordato, l'avviso che Nurcaro è presente in piazza Nazionale. Pochi minuti dopo - spiegano le pm in aula - entra in scena Armando Del Re, che lascia la moto, percorre qualche passo e che rimane con il casco integrale a copertura del viso. Ricordate quelle immagini? Scene drammatiche. Un uomo vestito di nero, in via Acquaviva, che punta la sagoma di Nurcaro, fermo al centro del marciapiede a consultare il cellulare. Aspetta qualcuno, ma non sa di essere spiato da giorni. L'uomo vestito di nero avanza, si muove in modo scoordinato, sembra avere un difetto di deambulazione, scarrella e spara. La pistola si inceppa, Nurcaro recupera momenti preziosi e scappa. Inizia così l'inseguimento, con gli spari che feriscono la piccola Noemi e la nonna. E la bestia intanto scavalca la piccola a terra, scappa via. Comune parte civile, assieme alla famiglia della piccola e a Libera, chiaro il ragionamento in aula: «Un episodio che ha sporcato l'immagine della città, faticosamente risorsa negli ultimi anni in campo turistico e dell'ospitalità». Ora si attende la replica dei due imputati. Difesi dai penalisti Claudio Davino, Antonietta Genovino e Leopoldo Perone, Antonio e Armando Del Re non ci stanno e sostengono di essere estranei a quel duplice tentato omicidio. Non siamo stati noi, non c'entriamo con quegli spari. Prossime due udienze il 17 e il 23 luglio, quando sarà il giudice a dover valutare la richiesta di condanna per i due imputati: vent'anni di cella, che poi equivale al massimo della pena con la formula del rito abbreviato, per aver inferto sofferenze atroci a una bambina (che porta ancora il busto e dovrà sottoporsi ad un altro intervento) e per aver sporcato l'immagine di una capitale mondiale di arte, cultura e turismo. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino