Un cadavere a terra e tanta gente intorno a quel corpo senza vita pietosamente coperto da un lenzuolo bianco. Sono passati solo pochi minuti ma su via Caracciolo - già...
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Tutti capiscono subito che sotto quel telo irrorato di sangue c'è lui: chi lo chiama Zico e chi Zeus; chi dice che si tratti di un russo e chi di un immigrato marocchino di Casablanca. «Lui - spiega una ragazza bruna che continua a fissare il cadavere - viveva qui da tempo: dormiva là (dice indicando col dito lo stazionamento degli autobus dinanzi l'entrata della funicolare di Mergellina) e non dava mai fastidio a nessuno. Campava lavando i vetri e vendendo i fazzolettini agli automobilisti. Certo, beveva tanto, e spesso dava in escandescenze con i suoi amici nordafricani... Ma non meritava di finire così».
Arrivano altri ragazzi: due giovani che frequentano abitualmente la zona di Mergellina. «Noi - raccontano - quando potevamo lo aiutavamo offrendogli un panino e la Coca Cola. Non ci sembrava un violento». Eppure è successo quello che è successo. A Mergellina, a due passi dal molo Luise, quello frequentato dai vip e dalla «Napoli bene». E ora c'è chi accusa: «Tra lavavetri e parcheggiatori abusivi qui è il caos». Passa un signore che porta il cane al guinzaglio. Lancia un'occhiata e si lascia sfuggire un commento: «Doveva succedere questo per far capire che qui non se ne può proprio più? Questa zona, le vedete queste aiuole, questi giardinetti, sono ormai il dormitorio di poveri disperati, stranieri di ogni età e di ogni provenienza che la sera si ubriacano e combinano il finimondo. Senza che nessuno, a cominciare dai servizi sociali e le forze dell'ordine se ne accorgano. Siamo allo stremo, accerchiati da abusivi, disperati, violenti. Di fronte alla morte c'è il silenzio, ma dopo il silenzio occorre che qualcuno intervenga». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino